venerdì 20 settembre 2013

LA PRATICA PER SE' E LA PRATICA PER GLI ALTRI

Il Buddismo di Nichiren ci promette che possiamo ottenere la Buddità in questa vita, ma cosa vuol dire ottenere la Buddità o Illuminazione? Shakyamuni, il fondatore storico del Buddismo, ai suoi tempi era riconosciuto come Budda grazie alla sua capacità di comprendere le sofferenze della gente, di mostrare che tutti possiedono le risorse interiori per superare i problemi e che possono risvegliarsi a una visione più ampia di sé e delle proprie potenzialità. La sua indole maestosa fu d’ispirazione per tutti. Col passare del tempo l’ideale di Buddità, manifestato nell’esempio vivente di Shakyamuni, divenne sempre più astratto e distante. Inoltre, dal momento in cui si cominciò a considerarlo un essere ultraterreno, fra il Budda e la gente comune si iniziò a creare un divario, apparentemente insormontabile. Mentre l’intento di Shakyamuni era, come è scritto nel Sutra del Loto, «di rendere tutte le persone uguali a me», in alcune scuole buddiste egli fu ritenuto un essere unico, inimitabile, e lo scopo della pratica religiosa divenne quello di ottenere uno stato d’Illuminazione meno completo della Buddità. Da altri ancora la Buddità fu vista come uno scopo estremamente distante, che richiedeva molte vite e moltissimi sforzi, qualcosa che non era alla portata di tutti. Nel Buddismo di Nichiren non si diventa Budda in un certo momento del futuro, la Buddità non è un punto statico di arrivo ma è una condizione innata che tutti possiedono. La pratica buddista consiste nel manifestare le qualità della Buddità – compassione, saggezza, coraggio e forza vitale creativa – qui e ora, proprio nel bel mezzo delle sfide della nostra vita quotidiana. Ma l’azione che mette in grado le persone di manifestare la Buddità con maggiore efficacia è la pratica del Bodhisattva: la pratica per sé e per gli altri. Nei sutra mahayana i Bodhisattva vengono descritti come discepoli del Budda che dedicano la loro vita alla pratica buddista e seguono l’esempio e l’insegnamento del Budda. Attraverso le loro esperienze individuali e la loro pratica essi sviluppano meravigliose qualità e caratteristiche, diverse fra loro, che adoperano per aiutare le persone che soffrono dei più svariati problemi. Queste qualità e i Bodhisattva stessi simboleggiano la ricchezza della Buddità, inerente alla vita di tutte le persone, così come l’illimitata varietà dei modi in cui essa si esprime. La pratica del Bodhisattva è una pratica appassionata in cui ci si sforza nel proprio sviluppo personale e contemporaneamente ci si impegna ad alleviare le sofferenze degli altri, per portare loro gioia e beneficio. L’esempio del Bodhisattva getta un ponte fra l’ideale astratto della Buddità e le nostre vite terrene perché, in definitiva, il modo di vivere del Bodhisattva è il modo di vivere del Budda stesso. La vita del Budda era votata sia allo sviluppo personale che all’impegno rigoroso verso le persone e i loro problemi. Quest’impegno si basava sulla profonda convinzione della dignità della vita di ogni persona. Perciò è un Budda chi lotta continuamente per risvegliare le persone alla fiducia nelle proprie capacità innate che consentono di superere qualsiasi difficoltà, ed è un Budda chi lotta per incoraggiare le persone a usare sfide e sofferenze come trampolino di lancio per sviluppare un’energia tale da ottenere una felicità indistruttibile. In definitiva, è attraverso l’interazione con gli altri, attraverso i nostri sforzi per aiutare gli altri e attraverso le buone influenze dei nostri amici e mentori, che siamo in grado di manifestare la condizione vitale del Budda e di condurre le nostre vite nella gioiosa orbita della Buddità, come il presidente della SGI Daisaku Ikeda l’ha descritta: «Portare avanti azioni per il bene degli altri rafforza, sviluppa e consolida la Buddità nella nostra vita. Quando la nostra Buddità si rafforza, riusciamo a ispirare gli altri ancora più profondamente. La strada maestra della nostra rivoluzione umana risiede in questo continuo processo di sviluppo personale e di aiuto verso gli altri a fare altrettanto; in definitiva il comportamento del Budda è esso stesso la pratica per diventare, o essere, un Budda.

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