GOSHO DEL MESE

Gosho del mese di Settembre I TRE OSTACOLI E I QUATTRO DEMONI In questa lettera intendo consigliarti su quello che è più importante per te. Nel Primo e nel Medio giorno della Legge il mondo non cadde in declino perché i santi e i saggi facevano la loro apparizione frequentemente e gli dèi celesti proteggevano le persone. Nell'Ultimo giorno della Legge, invece, la gente è diventata così avida che i conflitti infuriano incessantemente fra sovrano e suddito, genitore e figlio, fratello maggiore e fratello minore e, ancor di più, fra le persone che non hanno alcun tipo di relazione fra loro. [...] Recentemente tuo fratello maggiore Uemon no Sakan è stato di nuovo ripudiato da tuo padre. Avevo detto a tua moglie, quando è venuta a trovarmi qui, che sarebbe stato certamente ripudiato un'altra volta, che ero preoccupato perché non sapevo che effetto avrebbe fatto a te, Hyoe no Sakan, e che lei doveva essere preparata. Questa volta sono sicuro che abbandonerai la tua fede. Non ho la minima intenzione di rimproverarti per questo. Così come tu non dovrai rimproverare me, Nichiren, quando sarai caduto nell'inferno. Non è in alcun modo mia responsabilità. È evidente che il fuoco può all'improvviso ridurre in cenere persino un campo di ginerio millenario e che i meriti che una persona ha accumulato in cento anni possono essere distrutti da una sola parola. [...] Non dovresti sentire la minima paura nel cuore. Sebbene una persona possa aver professato la fede nel Sutra del Loto molte volte sin dal remoto passato, è la mancanza di coraggio che le impedisce di conseguire la Buddità. Si verifica sempre qualcosa fuori dal comune all'alzarsi e all'abbassarsi delle maree, al comparire e scomparire della luna, al passaggio dalla primavera all'estate, dall'estate all'autunno e all'inverno; lo stesso avviene quando una persona comune consegue la Buddità. In quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni1 invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà. [...] È davvero difficile conseguire la Buddità, più difficile che mettere un ago sulla cima del monte Sumeru di questo mondo e far passare il filo attraverso la cruna lanciandolo dalla cima del monte Sumeru di un altro mondo. Ed è ancora più difficile con il vento contrario. [...] Ora, se disubbidisci alle parole di un genitore, che è facile incontrare, e segui un amico del Sutra del Loto, che è raro incontrare, non solo conseguirai la Buddità, ma sarai anche in grado di guidare all'Illuminazione il genitore a cui hai disubbidito. [...] Ma comunque sia, nel tuo caso gli osservanti dei precetti e i preti nembutsu hanno spinto vostro padre a unirsi a loro, in modo da indurre te e tuo fratello ad abbandonare la fede. Mi è stato detto che il prete Due Fuochi2 sta convincendo altri a recitare un milione di Nembutsu con l'intento di creare discordia fra la gente e distruggere il seme del Sutra del Loto. [...] Anche se abbandoni tuo fratello e prendi il suo posto nel favore di tuo padre, non prospererai mai nemmeno fra mille o diecimila anni. Non si può sapere cosa ne sarà di te nemmeno nel prossimo futuro. Come puoi essere certo che la tua prosperità durerà tutta la vita? Perciò dovresti decidere di pensare unicamente alla felicità nella prossima esistenza. Note 1) Tre ostacoli e quattro demoni: vari ostacoli e impedimenti alla pratica buddista. I tre ostacoli sono: l'ostacolo delle illusioni e dei desideri; l'ostacolo del karma, che può riferirsi anche alle opposizioni da parte del proprio coniuge o dei figli; l'ostacolo della retribuzione, che si riferisce anche agli ostacoli causati da parte dei propri superiori come i governanti o i genitori. I quattro demoni sono: il "demone" o impedimento dovuto ai cinque aggregati; il "demone" o impedimento dovuto alle illusioni e ai desideri; il "demone" o impedimento della morte, perché la propria morte prematura impedisce la pratica del Buddismo, oppure la morte prematura di un altro praticante provoca dubbi; l'impedimento del Re demone del sesto cielo. 2) Due Fuochi (giap. ryoka): è un gioco di parole sul nome di Ryokan, capo del tempio Gokuraku. Nel terzo mese del 1275 scoppiò un incendio nel tempio, dove all'epoca viveva Ryokan, e le fiamme divamparono fino al palazzo dello shogun. Il tempio e parte del palazzo andarono distrutti. SPIEGAZIONE «IL SAGGIO SI RALLEGRERÀ!». OTTENIAMO UNA VITTORIA DEFINITIVA ATTRAVERSO UNA PRATICA BUDDISTA CHE NON SI ARRENDE«IL SAGGIO SI RALLEGRERÀ!». «I tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà», dichiara Nichiren Daishonin. In questa lezione studiamo I tre ostacoli e i quattro demoni, in cui è contenuta questa famosa frase; una lettera che spiega lo spirito della fede, cruciale per i praticanti della Legge mistica. Anche se parliamo spesso dell'apparizione dei tre ostacoli e dei quattro demoni, nessuno vorrebbe affrontare le avversità; è una reazione umana del tutto naturale. Ma Nichiren Daishonin afferma che l'apparizione dei tre ostacoli e dei quattro demoni è fonte di gioia; come può essere? Sembrerebbe impossibile. In realtà, però, proprio superando le ripide alture e i profondi dirupi degli ostacoli possiamo forgiare la nostra vita e salire fino alla vetta della Buddità, dove potremo godere della magnifica visione dell'eternità, della felicità, del vero io e della purezza.1 Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, parlava spesso dei tre ostacoli e dei quattro demoni definendoli come le valli dell'allenamento e della crescita che si trovano tra le colline dei benefici che noi scaliamo lungo la strada che conduce alla suprema montagna della Buddità.2 Ciò che conta è il nostro atteggiamento nei loro confronti: dobbiamo "esserne padroni", considerarli qualcosa che noi stessi abbiamo evocato. Può sembrarci di essere assaliti dai tre ostacoli e dai quattro demoni, ma in realtà è proprio il contrario. Essi sono sorti perché noi, volontariamente, abbiamo deciso di scalare il picco della Buddità. Il fatto di incontrare questi ostacoli e queste funzioni demoniache è la prova che stiamo abbracciando l'insegnamento corretto e stiamo progredendo nella direzione giusta. Siamo noi a comandare, siamo noi i protagonisti. I tre ostacoli e i quattro demoni sono la prova che dobbiamo superare per ottenere una felicità duratura pervasa dalle nobili virtù della Buddità: quando acquisiamo questa consapevolezza, la lotta contro i tre ostacoli e i quattro demoni diventa davvero una grande gioia. Mi viene in mente un episodio che accadde nel luglio del 1958. Stavo viaggiando con un mare agitato dal porto di Niigata verso l'isola di Sado: erano passati solo pochi mesi dalla morte di Toda. Il tempo era pessimo ed era molto probabile che a breve le corse dei traghetti diretti all'isola sarebbero state cancellate, così mi ero affrettato a salire sul traghetto che attendeva nel porto in modo da proseguire il mio viaggio per incoraggiare i membri pieni di dedizione che vivevano sull'isola. Il traghetto fu sballottato dalle onde per quattro ore e i responsabili che erano con me soffrirono di un terribile mal di mare. Io stavo in piedi sul ponte, pensando ai membri che con tenacia continuavano la loro battaglia dopo la morte del nostro maestro. Con lo sguardo fisso lontano, su quel mare in tempesta, immaginai la rotta futura del grande vascello della gente comune, la buona nave Soka Gakkai che solcava i flutti. Come scrive Nichiren Daishonin: «Quando la tigre ruggisce, si alzano forti venti; quando il drago canta, si addensano le nubi»3 (L'opera di Brahma e Shakra, RSND, 1, 709). Quando abbiamo dentro di noi la convinzione: «Sono io che ho suscitato questo temporale!», sentiamo il cuore colmo di un luminoso senso di speranza e di scopo. Il Daishonin insegnò ai suoi discepoli in lotta ad affrontare le avversità con quella fede gioiosa che scaturisce quando ci alziamo coraggiosamente di nostra iniziativa. Se in mezzo alle onde non manteniamo dritto il timone, la barca si capovolgerà. Allo stesso modo non dobbiamo mai lasciare spazio ai demoni, o averne paura. L'unica cosa da fare è affrontarli, a testa alta. È questo il modo di forgiare la condizione vitale indistruttibile della Buddità. «In questa lettera intendo consigliarti su quello che è più importante per te. Nel Primo e nel Medio giorno della Legge il mondo non cadde in declino perché i santi e i saggi facevano la loro apparizione frequentemente e gli dèi celesti proteggevano le persone. Nell'Ultimo giorno della Legge, invece, la gente è diventata così avida che i conflitti infuriano incessantemente fra sovrano e suddito, genitore e figlio, fratello maggiore e fratello minore e, ancor di più, fra le persone che non hanno alcun tipo di relazione fra loro». Un frangente critico Il Daishonin insegna che i tre ostacoli e i quattro demoni sorgono nel momento decisivo in cui una persona sta per conseguire la Buddità. Questa lettera è pervasa da un messaggio potente: «Non fatevi sconfiggere in questo momento cruciale. Apritevi un varco nell'ignoranza e nell'illusione, e vincete su tutto!». Dopo aver ringraziato il discepolo per le offerte sincere che gli ha inviato, il Daishonin scrive: «In questa lettera intendo consigliarti su quello che è più importante per te». È evidente quanto desiderasse la felicità del discepolo e fosse determinato a comunicargli l'essenza del Buddismo. Il destinatario di I tre ostacoli e i quattro demoni [lettera datata 20 novembre 1277]4 era Ikegami Munenaga (Ikegami Hyoe no Sakan Munenaga, m. 1283), il minore dei due fratelli Ikegami. Il maggiore era Munenaka (Ikegami Uemon no Tayu5 Munenaka, m. 1293) ed erano figli di Yasumitsu (Ikegami Saemon no Tayu Yasumitsu, m. 1279). I membri della famiglia Ikegami erano vassalli del governo militare di Kamakura che risiedevano nella provincia di Musashi (parte dell'attuale Tokyo), e si ritiene che prestassero servizio come importanti costruttori e ingegneri (supervisori alla costruzione e alla riparazione di importanti edifici governativi). I due fratelli divennero seguaci del Daishonin subito dopo la fondazione del suo insegnamento (aprile 1253) ma il loro padre, un seguace del prete Ryokan del tempio Gokuraku che apparteneva alla scuola Precetti-Vera parola, si era opposto alla loro fede e aveva ripudiato per due volte il figlio maggiore a causa della sua fede. Quando Munenaka fu ripudiato la prima volta, il Daishonin inviò a lui e a Munenaga Lettera ai fratelli (RSND, 1, 437) [datata 16 aprile 1275]. I due fratelli decisero di seguire i suoi consigli e costruirono una forte unità fra di loro e con le proprie mogli, così il padre cedette e revocò la sua decisione. Ma in seguito, molto probabilmente a causa delle insistenze di Ryokan e dei suoi seguaci, Yasumitsu ripudiò ancora una volta il figlio maggiore e quando il Daishonin venne a saperlo scrisse I tre ostacoli e i quattro demoni al figlio minore, Munenaga. Ci sono casi, come le malattie ricorrenti, in cui una stessa difficoltà ci affligge per due volte nel corso della vita: si tratta veramente di momenti cruciali. Quando Munenaka fu ripudiato per la seconda volta, era determinato a mantenere la fede negli insegnamenti del Daishonin indipendentemente dalle conseguenze, e il Daishonin loda la sua determinazione scrivendo nella lettera: «[Munenaka] diventerà ora uno dei suoi devoti [del Sutra del Loto]»6 (RSND, 1, 568). Ma come avrebbe reagito a questo nuovo sviluppo il fratello minore Munenaga? Questa, secondo il Daishonin, sarebbe stata la chiave per la risoluzione della crisi. Senza dubbio Munenaga si trovava in una posizione assai difficile, combattuto tra l'essere leale alla sua famiglia o alla sua fede: per esempio, se il fratello maggiore avesse lasciato la famiglia e anche lui lo avesse seguito, non ci sarebbe più stato nessuno a portare avanti i lavori che il governo aveva affidato alla famiglia Ikegami, e così avrebbero perso ogni mezzo di sostentamento. Sarebbe stato un colpo terribile per il padre, per gli altri membri della famiglia e per tutti i loro dipendenti. Munenaga probabilmente ne era ben consapevole, e i suoi pensieri forse non erano legati solo al senso comune di quell'epoca ma anche alla preoccupazione per le altre persone del suo ambiente. Dopo i saluti, in apertura della lettera il Daishonin dichiara che l'Ultimo giorno della Legge è un'epoca di conflitti senza fine fra sovrano e sudditi, genitori e figli, fratelli maggiori e minori. E spiega che ciò accade perché le vite delle persone sono inquinate dai tre veleni di collera, avidità e stupidità e la gente, per questo motivo, non rispetta i sovrani, i genitori e i maestri.7 Così il Buddismo interpreta ciò che accadeva a quei tempi. Ma, prosegue il Daishonin, se obbedire al sovrano o ai genitori dovesse indurre una persona ad andare contro gli insegnamenti del Buddismo, allora rimproverare il proprio signore o i genitori sarebbe un atto di vera lealtà o devozione filiale.8 Egli sottolinea l'importanza di osservare la vera realtà della situazione invece di concentrarsi sugli aspetti superficiali e transitori. Il Daishonin esprime questa stessa idea in Lettera ai fratelli, che citavamo prima: «Nelle questioni mondane, è dovere del figlio obbedire ai genitori, però sulla strada della Buddità non obbedire loro può esserela vera devozione filiale» (RSND, 1, 443). Nel Gosho che studiamo qui il Daishonin sottolinea come questo sia un punto importante per coloro che abbracciano l'insegnamento corretto del Buddismo, e nella seconda metà della lettera assicura a Munenaga che se rimarrà saldo nella sua pratica buddista non solo riuscirà a conseguire la Buddità, ma potrà condurre all'Illuminazione anche suo padre che era ostile all'insegnamento corretto. Il Daishonin sottolinea che Munenaga si trova in un frangente critico che deve affrontare osservando la situazione chiaramente, sulla base della fede nella Legge mistica. Quando ci troviamo a un bivio nella vita, niente è più gratificante della guida del nostro maestro. In tutta la lettera il Daishonin esorta Munenaga a risvegliarsi all'importanza di alzarsi con fiducia e forte convinzione. Il desiderio del maestro è sempre questo: che i discepoli si alzino con fiducia e convinzione. «Recentemente tuo fratello maggiore Uemon no Sakan è stato di nuovo ripudiato da tuo padre. Avevo detto a tua moglie, quando è venuta a trovarmi qui, che sarebbe stato certamente ripudiato un'altra volta, che ero preoccupato perché non sapevo che effetto avrebbe fatto a te, Hyoe no Sakan, e che lei doveva essere preparata. Questa volta sono sicuro che abbandonerai la tua fede. Non ho la minima intenzione di rimproverarti per questo. Così come tu non dovrai rimproverare me, Nichiren, quando sarai caduto nell'inferno. Non è in alcun modo mia responsabilità. È evidente che il fuoco può all'improvviso ridurre in cenere persino un campo di ginerio millenario e che i meriti che una persona ha accumulato in cento anni possono essere distrutti da una sola parola». Decidere di ricercare con un'unica mente la via del Budda Quando Munenaka fu ripudiato per la seconda volta, il Daishonin scrisse parole severe al fratello minore Munenaga, preoccupato che potesse abbandonare la fede. Se poi, in conseguenza di ciò, Munenaga fosse caduto nello stato di Inferno, afferma il Daishonin, non avrebbe dovuto biasimare lui. Questo messaggio viene ripetuto varie volte nella lettera: «Tu, che pensi solamente ai tuoi interessi immediati, ubbidirai a tuo padre e perciò la gente illusa ti loderà per la tua devozione filiale» (RSND, 1, 568). «Se ti ingrazierai tuo padre per amore di un piccolo possedimento privato, trascurerai la tua fede e cadrai nei cattivi sentieri, non dovrai biasimare me, Nichiren» (Ibidem). Inoltre il Daishonin conclude con queste parole: «Dopo averla scritta, mi viene in mente che questa lettera potrebbe essere inutile; per questo non vado oltre. Tuttavia, potrebbe servirti come promemoria per il futuro» (Ibidem, 570). È ovvio che il Daishonin non stava cercando di allontanare Munenaga, ma piuttosto di spronarlo a fare la cosa giusta. E in virtù del forte legame che li univa come maestro e discepolo era convinto che il suo incoraggiamento severo non sarebbe stato frainteso. Nel mondo del Buddismo i maestri desiderano la crescita dei discepoli: un incoraggiamento severo è segno del loro amore sincero. L'unico modo di combattere le funzioni demoniache è risvegliare la fede nella Legge mistica per vincere sull'ignoranza e le illusioni. In questa lettera è come se il Daishonin prendesse Munenaga per le spalle, lo guardasse negli occhi e scuotendolo per incoraggiarlo gli dicesse: «Adesso è il momento di tirar fuori una fede ancora più profonda!». Sono sicuro che gli ammonimenti e gli incoraggiamenti sinceri del Daishonin penetrarono profondamente nel cuore di Munenaga. Il Daishonin lo esorta ripetutamente a pensare, parlare e agire con determinazione, fiducia e senso di missione, combattendo così con coraggio e risolutezza le funzioni demoniache che lo stavano assalendo. Scrive: «In fin dei conti, ciò che dovresti fare è decidere...», «affronta tuo padre e digli...» (RSND, 1, 568), «dovresti decidere di pensare unicamente alla felicità nella prossima esistenza» (RSND, 1, 570). Munenaga avrebbe trovato il coraggio di ribadire al padre la sua piena solidarietà con il fratello Munenaka? Questo era il nodo della questione. Lo sviluppo di quel tipo di fede che permette di superare ostacoli e avversità inizia con l'assunzione di un atteggiamento determinato, con una decisione ferma. Il Daishonin senza dubbio usò un linguaggio forte per risvegliare la determinazione di Munenaga, fiducioso che alla fine si sarebbe alzato con una profonda convinzione nella fede. L'armonia familiare e l'esempio del re Ornamento Meraviglioso Affrontiamo in breve l'argomento dell'armonia familiare. In questa lettera il Daishonin paragona la situazione della famiglia Ikegami a quella del re Ornamento Meraviglioso descritta nel Sutra del Loto, e dice: «L'epoca è diversa, ma il principio del Sutra del Loto rimane il medesimo» (RSND, 1, 568). Nelle sessioni di domanda e risposta, Toda citava spesso l'esempio del re Ornamento Meraviglioso per consigliare i membri che avevano problemi a causa dell'opposizione alla loro pratica buddista da parte dei genitori o del coniuge, e che per questo motivo non potevano partecipare alle attività della Gakkai. In una di queste occasioni disse: «Il capitolo Re Ornamento Meraviglioso del Sutra del Loto [ventisettesimo] è molto interessante. Racconta la storia di un padre, il re Ornamento Meraviglioso, di una madre, Pura Virtù, e dei loro due figli, Puro Forziere e Puro Occhio. Nella famiglia solo il padre, il re Ornamento Meraviglioso, non seguiva il Buddismo, e la moglie e i figli cercavano il modo di convertirlo. [...] Ne discussero con il Budda che disse loro di sforzarsi nella fede e dare prova di poteri sovrannaturali. Essi lo fecero e alla fine il padre abbracciò la fede nel Buddismo. Questi poteri sovrannaturali, in termini attuali, corrispondono a recitare Daimoku davanti al Gohonzon, ad acquisire i benefici della fede e diventare persone esemplari».9 Toda proseguì riferendosi a una precedente esistenza dei membri di questa famiglia, descritta nel trattato Parole e frasi del Sutra del Loto del Gran Maestro T'ien-t'ai. In quella vita i quattro individui erano compagni di fede che avevano fatto un patto in virtù del quale tre di loro avrebbero proseguito le austerità alla ricerca della via del Budda, e il quarto sarebbe rimasto a casa prendendosi carico delle varie incombenze domestiche per tutti gli altri, che in cambio avrebbero condiviso con lui ciò che imparavano. In una vita successiva quello che era rimasto a casa rinacque come re, un altro come sua moglie e gli altri due come i loro figli.10 Toda disse che la preoccupazione della madre e dei due figli di condurre il padre al Buddismo era la realizzazione della promessa di insegnare ciò che avevano imparato con la pratica buddista a colui che li aveva sostenuti rimanendo a casa a prendersi cura di loro.11 I membri trovavano questa storia molto illuminante e commovente. I legami che si forgiano attraverso la Legge mistica sono eterni. Svolgendo il nostro ruolo in questa esistenza riusciremo sicuramente a creare una famiglia felice e armoniosa. Come dico spesso, una famiglia può essere felice e armoniosa anche se non tutti i membri praticano il Buddismo di Nichiren. Ciò che occorre, per illuminare l'intera famiglia, è che una persona risplenda della luce solare della Legge mistica. La fortuna e i benefici che quella persona ottiene attraverso la fede fluiranno fino ad abbracciare i discendenti della famiglia, generazione dopo generazione, e quindi non c'è da preoccuparsi se gli altri membri non praticano. Concentratevi semplicemente nell'essere voi la persona che porta felicità e armonia nella vostra famiglia; espandendo il vostro stato vitale potrete realizzare un ambiente felice e armonioso. «Non dovresti sentire la minima paura nel cuore. Sebbene una persona possa aver professato la fede nel Sutra del Loto molte volte sin dal remoto passato, è la mancanza di coraggio che le impedisce di conseguire la Buddità. Si verifica sempre qualcosa fuori dal comune all'alzarsi e all'abbassarsi delle maree, al comparire e scomparire della luna, al passaggio dalla primavera all'estate, dall'estate all'autunno e all'inverno; lo stesso avviene quando una persona comune consegue la Buddità. In quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà». Le difficoltà sono come gli ostacoli nella corsa verso la Buddità Il Daishonin scrive che «si verifica sempre qualcosa fuori dal comune» nel movimento delle maree, nel sorgere e tramontare della luna e nel cambio delle stagioni. In questo passo sta dicendo a Munenaga che i tre ostacoli e i quattro demoni sorgono quando una persona comune è vicina a conseguire la Buddità. La ragione per la quale la maggior parte delle persone non consegue la Buddità, egli afferma, è che anche se ha abbracciato la fede nel Sutra del Loto dal remoto passato fino al presente, tende a farsi sconfiggere dai tre ostacoli e dai quattro demoni. Il momento presente è cruciale, sta dicendo il Daishonin. I tre ostacoli e i quattro demoni sono barriere che dobbiamo superare per conseguire la Buddità. Superandole, il nostro conseguimento della Buddità è garantito; per questo, quando i tre ostacoli e i quattro demoni appaiono, «il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà». L'apparizione dei tre ostacoli e dei quattro demoni serve a dimostrare che siamo sul sentiero corretto della pratica buddista. La grande tradizione di fede sin dal tempo del presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, si fonda sul nostro incrollabile impegno di lottare per kosen-rufu con dedizione altruistica, senza farci intimorire da avversità o ostacoli. Non dobbiamo mai dimenticarlo. In questo mese [novembre, nel quale è pubblicata la lezione originale, n.d.t.], in cui fu fondata la Soka Gakkai, riconfermiamo il punto di partenza del nostro movimento, esaminando alcuni degli insegnamenti su questo argomento che ci hanno lasciato il primo e il secondo presidente. Makiguchi affermò: «Incontrare ostacoli o funzioni demoniache è ciò che distingue i "praticanti" dai semplici "credenti"».12 Disse inoltre: «Le persone che conducono la loro vita ricercando un bene minore, che praticano la fede solo per il proprio beneficio, certamente non incontreranno ostacoli, ma coloro che si dedicano a un bene maggiore perseguendo la pratica altruistica dei bodhisattva saranno sicuramente assaliti dalle funzioni demoniache. Incontrare ostacoli e funzioni demoniache è ciò che ci identifica come praticanti».13 I tre ostacoli e i quattro demoni sono le funzioni dell'oscurità fondamentale, o ignoranza, che sorge dalla nostra stessa vita e da quella degli altri. Quando pratichiamo la via del bodhisattva, che fa emergere l'Illuminazione intrinseca o natura del Dharma14 in noi e negli altri, è inevitabile che appaiano gli ostacoli e le funzioni demoniache. Makiguchi disse anche che dovremmo impegnarci attivamente per far uscire allo scoperto tali funzioni demoniache. Facendole emergere e poi sconfiggendole, affermò, possiamo approfondire la nostra fede, acquisire benefici incommensurabili e trasformare il veleno in medicina15 costruendo una condizione vitale di suprema felicità. Il suo esempio personale nell'affrontare le persecuzioni e combattere gli ostacoli con questo spirito ha lasciato un modello di fede e di pratica buddista per tutti i membri della SGI. Anche Toda dimostrò personalmente la sua convinzione che i veri grandi benefici della fede e l'essenza della rivoluzione umana risiedono nel «combattere coraggiosamente contro i tre potenti nemici» e nello «sconfiggere i tre ostacoli e i quattro demoni».16 Ci ripeteva incessantemente che quando incontriamo difficoltà dovremmo riconoscerle consapevolmente come manifestazioni delle funzioni demoniache e risvegliare in noi un coraggio ancora maggiore per superarle. Toda dichiarò che anche la Soka Gakkai sarebbe stata assalita dai tre potenti nemici e si appellò a noi con queste parole: «Quando [il terzo dei tre potenti nemici, cioè i falsi santi arroganti] appare, io sono felicissimo e spero che anche voi siate felici. Quando arriva il momento, combattete con coraggio!».17 Toda affrontava sempre le funzioni demoniache con accanimento e intensità, determinato a vincerle. Il Buddismo di Nichiren è un insegnamento di trasformazione interiore. Oggi l'essenza delle sue convinzioni vive solo nella SGI, un'organizzazione direttamente legata a Nichiren Daishonin. Nella nostra pratica buddista come membri della SGI stiamo portando avanti fedelmente l'insegnamento del Daishonin di affrontare e sgominare le funzioni demoniache. Nel pieno della nostra grande campagna del Kansai, agli albori del nostro movimento [la campagna di Osaka del 1956],18 io e i miei compagni di fede imprimemmo nei nostri cuori le parole del Daishonin «il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà». Davanti a sfide di enorme portata decidemmo di comportarci come il saggio. Proprio perché la Soka Gakkai ha sempre trionfato su tutti gli ostacoli e le funzioni demoniache che ha incontrato, il nostro movimento si è diffuso in centonovantadue paesi e regioni e i semi della Legge mistica sono stati piantati in tutto il mondo. Sono sicuro che ciò avrebbe reso veramente felici Makiguchi e Toda e ci avrebbe attirato le lodi del Daishonin e dei Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze. Perciò, finché continueremo a praticare il Buddismo del Daishonin insieme alla SGI, l'armoniosa comunità di praticanti che porta avanti il mandato e l'intenzionedel Budda, non mancheremo mai di sconfiggere le funzioni demoniache che ci assaliranno. Davanti a questi ostacoli la prima cosa da fare, quella cruciale, è recitare Nam-myoho-renge-kyo. Facendo fluire in modo vibrante lo stato vitale della Buddità dentro di noi possiamo sconfiggere le funzioni demoniache. Il secondo punto è rimanere uniti ai compagni di fede nella comunità armoniosa dei praticanti. Non dobbiamo permettere che la nostra vita sia controllata dall'ambiente ma dobbiamo impegnarci nel regno della fede e della pratica del Buddismo di Nichiren. Se facciamo così, sgorgherà nella nostra vita lo stesso spirito combattivo di cui diede prova il Daishonin nella sua battaglia contro le funzioni demoniache. Quando entriamo in contatto con la vita degli altri nella lotta per kosen-rufu, rafforziamo anche la nostra vita. Allo stesso modo sono sicuro che la grande dedizione del Daishonin a kosen-rufu espressa in questa lettera avrà ispirato Munenaga, aiutandolo a decidere di trionfare sugli ostacoli che aveva di fronte. «È davvero difficile conseguire la Buddità, più difficile che mettere un ago sulla cima del monte Sumeru di questo mondo e far passare il filo attraverso la cruna lanciandolo dalla cima del monte Sumeru di un altro mondo. Ed è ancora più difficile con il vento contrario. [...] Ora, se disubbidisci alle parole di un genitore, che è facile incontrare, e segui un amico del Sutra del Loto, che è raro incontrare, non solo conseguirai la Buddità, ma sarai anche in grado di guidare all'Illuminazione il genitore a cui hai disubbidito». La difficoltà di incontrare il Sutra del Loto Dopo aver esortato Munenaga a rafforzare la sua determinazione, il Daishonin continua a incoraggiarlo in vari modi. Un punto che sottolinea è quanto sia raro incontrare il Sutra del Loto, e quanto sia difficile praticarlo e conseguire la Buddità. Poi cerca di far capire a Munenaga che si trova a un punto di svolta cruciale. Il Daishonin spiega che nel Sutra del Loto non solo il Budda Shakyamuni, ma anche il Budda Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni affermano che attraverso questo sutra tutti gli esseri viventi riusciranno a conseguire la Buddità nell'epoca successiva alla morte del Budda. Quindi il Daishonin incoraggia Munenaga ad approfondire ulteriormente la sua fede. Adempiere i suoi doveri nei confronti dei genitori era un punto che preoccupava particolarmente Munenaga in quel momento, e così il Daishonin discute ancora una volta dell'essenza della vera devozione filiale. Cita un passo del Sutra del Nirvana che descrive come noi, nel corso di innumerevoli vite, abbiamo avuto innumerevoli genitori. Dunque, fa notare, non è così difficile incontrare un genitore, ma è incredibilmente difficile incontrare il Sutra del Loto. Così dice a Munenaga: «Se [...] segui un amico del Sutra del Loto, che è raro incontrare, non solo conseguirai la Buddità, ma sarai anche in grado di guidare all'Illuminazione il genitore a cui hai disubbidito» (RSND, 1, 569). Per "amico del Sutra del Loto" il Daishonin intende i buoni amici o i compagni che ci insegnano la Legge mistica e praticano il Buddismo insieme a noi. Quasi tutti vorrebbero esseri buoni figli per i propri genitori, un desiderio di per sé ammirevole. Ma il vero modo di realizzare questo scopo è trasformare e rafforzare la nostra vita in modo da non farci sconfiggere da nessuna avversità karmica. Lo scopo della nostra pratica buddista, dopo tutto, è aiutare ogni persona nel nostro ambiente a creare un legame con il Buddismo e condurla alla felicità. In questa lettera possiamo avvertire il desiderio del Daishonin di far sì che ogni suo discepolo diventi un vero vincitore nella vita e ripaghi il debito di gratitudine eterno nei confronti dei propri genitori. «Ma comunque sia, nel tuo caso gli osservanti dei precetti e i preti nembutsu hanno spinto vostro padre a unirsi a loro, in modo da indurre te e tuo fratello ad abbandonare la fede. Mi è stato detto che il prete Due Fuochi sta convincendo altri a recitare un milione di Nembutsu con l'intento di creare discordia fra la gente e distruggere il seme del Sutra del Loto. [...] Anche se abbandoni tuo fratello e prendi il suo posto nel favore di tuo padre, non prospererai mai nemmeno fra mille o diecimila anni. Non si può sapere cosa ne sarà di te nemmeno nel prossimo futuro. Come puoi essere certo che la tua prosperità durerà tutta la vita? Perciò dovresti decidere di pensare unicamente alla felicità nella prossima esistenza». Ricordare il vero scopo della pratica buddista Il Daishonin prosegue descrivendo il motivo di questo secondo ripudio dovuto ai complotti di Ryokan e dei suoi seguaci, che avevano ingannato il padre dei fratelli Ikegami al fine di indurre i figli ad abbandonare la fede. Se Munenaga si fosse fatto sviare da questi tentativi malvagi di distruggere la sua fede nell'insegnamento corretto, lo ammonisce il Daishonin, l'intera famiglia Ikegami alla fine sarebbe stata rovinata, e lo esorta a non farsi sconfiggere da queste forze negative. In chiusura il Daishonin consiglia Munenaga di non preoccuparsi della prosperità incerta e temporanea, ma di sforzarsi per conquistare uno stato di felicità eterna, sottolineando nuovamente l'importanza di mantenere una fede risoluta nel Sutra del Loto. Naturalmente il Daishonin sapeva bene che i suoi seguaci laici erano alle prese con le difficili realtà della vita quotidiana e si impegnavano coraggiosamente per dare prova concreta della loro fede. Era sempre felice dei successi che riportavano nel mondo, ma ricordava loro che il vero scopo della pratica buddista è assicurarsi la felicità eterna e che, per far questo, è necessario trasformare il proprio stato vitale. Incontrare i tre ostacoli e i quattro demoni è una prova da attraversare per conseguire lo stato vitale eterno della Buddità. Superando quest'ardua prova possiamo assaporare uno stato di pieno appagamento e libertà. Perciò il Daishonin esorta Munenaga a non abbandonare la fede, bensì ad affrontare le funzioni demoniache a testa alta e, così facendo, rafforzarsi e svilupparsi ulteriormente come persona. Affrontando i tre ostacoli e i quattro demoni e trionfando su di essi possiamo scrivere una solida storia di vittoria personale nella nostra vita. Quando maestro e discepolo si uniscono per tutta la vita nell'impegno di far progredire kosen-rufu, gli assalti delle funzioni demoniache non riusciranno a turbarli. Il modo per sconfiggere queste funzioni è gioire dei loro assalti e tirar fuori la determinazione di lottare al massimo delle nostre capacità. La lotta condivisa di maestro e discepolo può dissolvere simili ostacoli, spalancare le porte di una nuova epoca e tracciare la strada per un futuro pieno di speranza. L'arrivo del tempo di kosen-rufu Circa novant'anni fa, nel novembre del 1922, Albert Einstein (1879-1955) visitò il Giappone. Toda considerava un suo grande onore aver potuto partecipare insieme a Makiguchi alla conferenza che lo scienziato tenne presso l'Università Keyo di Tokyo (il 19 novembre). Più di trent'anni dopo, mentre parlava di quel periodo che ricordava ancora come se fosse ieri, spiegò il concetto di "onore di incontrare un tempo propizio": «L'onore che ognuno di noi conquista lottando come paladino di kosen-rufu è indicibile e colmerà la nostra vita di incommensurabili benefici. Quando verrà l'alba di kosen-rufu, che immensa tristezza proveranno coloro che non hanno potuto partecipare a questa grande battaglia! Poter incontrare un tempo propizio ha veramente un grande significato. [...] Al tempo di kosen-rufu, fra cento o duecento anni, innumerevoli persone ricorderanno noi che abbiamo lottato, qui e ora, come pionieri di kosen-rufu ed esclameranno con ammirazione: "Guarda loro, che hanno combattuto con vigore per kosen-rufu! Sono dei veri paladini". E noi riceveremo infinite lodi dal Gohonzon per i nostri sforzi».19 Dobbiamo aver fiducia che l'apparizione dei tre ostacoli e dei quattro demoni nella nostra vita segnala l'arrivo imminente dell'epoca di kosen-rufu in tutto il mondo. Io desidero che tutti i nostri membri e ognuna delle persone che fanno parte della loro vita, senza eccezione, conseguano uno stato di duratura felicità. I fratelli Ikegami furono vittoriosi perché attribuirono importanza, sopra ogni altra cosa, all'unità fra di loro. Il padre decise di revocare il ripudio del figlio maggiore e alla fine anch'egli iniziò a praticare il Buddismo di Nichiren. «Potrà mai esserci una storia meravigliosa come la vostra?» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 444) scrive il Daishonin lodando i fratelli Ikegami. Con lo stesso profondo rispetto e apprezzamento per tutti voi, miei compagni di fede di ogni angolo del globo, continuo a recitare sinceramente ogni giorno affinché i vostri assidui sforzi per kosen-rufu costituiscano una brillante ed eterna luce di speranza per tutta l'umanità. Note 1) Eternità, felicità, vero io e purezza sono chiamate le quattro virtù che descrivono le nobili qualità della vita del Budda. "Eternità" significa immutabile ed eterno. "Felicità" significa tranquillità che trascende ogni sofferenza. "Vero io" significa natura intrinseca. E "purezza" significa libertà dall'illusione o dai comportamenti errati. 2) Josei Toda una volta disse: «Per salire da una montagna bassa a una alta inevitabilmente dovete attraversare le valli che le separano. [...] Se paragoniamo il conseguimento della Buddità al raggiungimento della vetta della montagna più alta, il beneficio che ricevete quando iniziate a praticare corrisponde soltanto all'aver scalato la montagna più bassa. Conseguire la Buddità significa scalare una montagna ben più alta ed è vitale che non perdiate la strada nelle valli che attraverserete lungo il viaggio. In queste valli i tre ostacoli e i quattro demoni fanno a gara per attaccarvi. Non dovete inebriarvi dei primi benefici che ricevete all'inizio della pratica. Non dovete rilassarvi nella vostra pratica buddista quotidiana, bensì ricordare sempre che lo scopo della fede è riuscire a risalire da quelle valli» [Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1983, vol. 3, pp. 444-445]. 3) Riferimento a un detto tradizionale cinese: secondo la credenza popolare il ruggito della tigre faceva alzare il vento e il canto del drago produceva la pioggia. Nichiren Daishonin cita queste credenze per spiegare che grandi azioni suscitano ripercussioni della stessa entità. 4) In un primo tempo si credeva che la lettera fosse stata scritta nel 1275, ma studi più recenti suggeriscono che sia stata composta nel 1277. 5) Il carattere cinese per tayu si può pronunciare anche taifu. 6) Questa affermazione sottintende che poiché il fratello maggiore Munenaka avrebbe accettato di essere ripudiato con tutte le pesanti conseguenze che ne sarebbero derivate a livello sociale, di fatto sta dando la sua vita per il Sutra del Loto. 7) Scrive il Daishonin: «Recentemente, invece, sembra che per la gente dei nostri giorni, ebbra del vino di avidità, collera e stupidità, sia la regola tradire i propri sovrani, disprezzare i propri genitori e farsi beffe dei propri maestri» (RSND, 1, 567). 8) Scrive il Daishonin: «Dovresti leggere ripetutamente la lettera precedente [Lettera ai fratelli] nella quale ho spiegato che di certo una persona dovrebbe obbedire al proprio maestro, al sovrano e ai genitori ma, se essi commettessero qualcosa di male, rimproverarli vorrebbe dire davvero essere loro fedeli» (RSND, 1, 567). 9) Josei Toda, op. cit., 1992, vol. 2, p. 317. 10) Ibidem. 11) Ibidem. 12) Tsunesaburo Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo Zenshu (Opere complete di Tsunesaburo Makiguchi), Daisanbummeisha, Tokyo, 1987, vol. 10, p. 152. 13) Ibidem. 14) Natura del Dharma o natura fondamentale dell'Illuminazione: la natura immutabile inerente a tutte le cose e fenomeni. È identificata con la Legge fondamentale stessa, l'essenza dell'Illuminazione del Budda o verità fondamentale. 15) È il principio per cui le illusioni, i desideri e le sofferenze si possono trasformare in benefici e Illuminazione in virtù del potere della Legge mistica. La frase si trova nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna che parla di «un grande medico in grado di trasformare il veleno in medicina». Questa frase è spesso citata per significare che qualsiasi problema o sofferenza si può trasformare nella più grande felicità o realizzazione. 16) Nella postfazione del suo romanzo La rivoluzione umana, Josei Toda scrive: «La vera rivoluzione ancora ci attende. Il mio più ardente desiderio è che voi combattiate coraggiosamente contro i tre potenti nemici, che sconfiggiate i tre ostacoli e i quattro demoni e sperimentiate il vero grande beneficio della fede e l'essenza della rivoluzione umana». 17) Josei Toda, op. cit., 1981, vol. 4, p. 212. 18) Campagna di Osaka: nel maggio 1956 i membri del Kansai si raccolsero intorno al giovane Daisaku Ikeda, inviato appositamente dal secondo presidente Josei Toda a sostenerli, e convertirono 11.111 famiglie al Buddismo di Nichiren Daishonin. Nelle elezioni che si tennero due mesi dopo, il candidato sostenuto dalla Soka Gakkai nel Kansai guadagnò un seggio alla Camera alta, un risultato che allora era considerato impossibile. 19) Josei Toda, op. cit., 1984, vol. 4, pp. 267-268. Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di novembre 2012 (Traduzione di Marialuisa Cellerino)
GOSHO DEL MESE DI OTTOBRE PERSECUZIONE CON SPADE BASTONI spiegazione di Daisaku Ikeda (brani scelti, testo integrale RSND, 1, 854 e sul sito di Buddismo e società) Titolo originale: Ueno Dono Gohenji (Tojo Nan no Koto), GZ, 1555 Scritto il 20 aprile 1279, a 58 anni, da Minobu Indirizzato a Nanjo Tokimitsu Fra le varie persecuzioni subite da Nichiren, le più gravi sono state quella di Tojo e quella di Tatsunokuchi, il luogo della decapitazione, perché in nessun'altra persecuzione si è attentato direttamente alla sua vita. In confronto, che sia stato insultato, denunciato, cacciato, accusato ingiustamente e colpito in viso, sono fatti irrilevanti. Io, Nichiren, sono la sola persona in Giappone che sia stata ingiuriata nel corpo e nello spirito [a causa del Sutra del Loto]. Chiunque altro sia stato offeso non lo è stato a causa del Sutra del Loto. Non potrò mai dimenticare un episodio in particolare, quando Sho-bo3 afferrò il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto e me lo sbatté sul viso. Il suo attacco è stato causato dai tre veleni. [...] Il quinto volume contiene il cuore di tutto il Sutra del Loto poiché rivela che la figlia del re drago conseguì la Buddità nella sua forma presente. Devadatta rappresenta l'aspetto spirituale dell'Illuminazione, la figlia del re drago l'aspetto fisico. Il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente non appare in nessun altro degli insegnamenti predicati durante tutta la vita del Budda. [...] Quindi il compassionevole Tathagata Shakyamuni divenne il maestro del perfido Devadatta e il saggio Manjushri divenne maestro dell'ignorante figlia del re drago. Di certo io non posso essere inferiore a Manjushri o al Tathagata Shakyamuni. Gli uomini giapponesi sono come Devadatta, le donne sono simili alla figlia del re drago: essi conseguiranno la Buddità attraverso il Sutra del Loto, sia che vi si oppongano sia che vi aderiscano. Questo è il messaggio del capitolo Devadatta. Passiamo ora al capitolo Esortazione alla devozione. Solo io, Nichiren, ho letto la strofa di venti versi che ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva pronunciarono all'unisono. Dalla morte del Budda, chi altri nei tre paesi, India, Cina e Giappone, ha mai letto questa strofa come ho fatto io? Nessuno sostiene di averli letti, né credo che qualcuno l'abbia mai fatto. «Ci saranno molte persone ignoranti che ci [...] attaccheranno con spade e bastoni».4 Forse altri sono stati colpiti con bastoni, non ho mai sentito di qualcuno che sia stato ferito di spada. [...] Nichiren ha incontrato sia spade che bastoni. Come ho detto prima, sono stato attaccato con le spade a Matsubara5 in Tojo, e poi a Tatsunokuchi. Nessun altro ha mai subìto una persecuzione simile [per il Sutra del Loto] neppure una sola volta, ma Nichiren l'ha incontrata due volte. Riguardo all'essere attaccato con bastoni, io sono già stato colpito in viso da Sho-bo con il quinto volume del Sutra del Loto. Il bastone che mi ha colpito è stato proprio il rotolo del quinto volume, la parte del sutra che contiene la mistica predizione secondo cui [il devoto del Sutra del Loto] sarebbe stato colpito con bastoni. [...] Anche il capitolo Emergere dalla terra fa qualche riferimento a me, perché afferma che il Bodhisattva Pratiche Superiori e i suoi seguaci appariranno nell'Ultimo giorno della Legge per propagare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo. Io, Nichiren, sono apparso prima di chiunque altro. Quanto mi rassicura pensare che sarò certamente lodato da tanti bodhisattva quanti sono i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange! Comunque sia, credi e dedicati al Sutra del Loto; non devi credervi solo tu, ma devi anche incoraggiare gli altri a farlo. Così potrai salvare coloro che furono i tuoi genitori nelle vite passate. Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua: ho solo pensato a propagare il Daimoku del Sutra del Loto. Stai tranquillo: benché non conosca la durata della mia vita o di quella di chiunque altro, al momento della tua morte sarò sicuramente con te e ti accompagnerò nel passaggio fra questa vita e la prossima. Note 1) Tojo: distretto nella provincia di Awa. L'undicesimo giorno dell'undicesimo mese del 1264 il signore del luogo, Tojo Kagenobu, tese un agguato al Daishonin mentre questi, con alcuni discepoli, attraversava la località di Komatsubara. Il Daishonin riportò un colpo di spada alla fronte e la frattura di una mano. Questo attacco è comunemente noto come persecuzione di Komatsubara. 2) Tatsunokuchi: località nei pressi di Kamakura in cui il Daishonin fu condotto dal vice capo della polizia Hei-no Saemon per essere decapitato, nel 1271. L'improvviso passaggio di un corpo celeste luminoso spaventò i soldati e l'esecuzione fu sospesa. 3) Sho-bo: titolo che indica il vice capo di un ministero e quindi si suppone che designasse più persone. Qui si riferisce a un seguace del Daishonin che in seguito abbandonò la fede e fece parte del seguito di Hei-no Saemon quando questi andò ad arrestare il Daishonin, il dodicesimo giorno del nono mese del 1271. Il quinto rotolo o volume, avvolto attorno a un bastone di legno, comprende quattro capitoli, dal dodicesimo al quindicesimo. Nel tredicesimo capitolo, Esortazione alla devozione, vi è la strofa di venti righe nella quale si afferma che i devoti del Sutra del Loto saranno colpiti con spade e bastoni. 4) SDL, 253. 5) Matsubara: comunemente chiamata Komatsubara. SPIEGAZIONE TRIONFARE SULLE AVVERSITÀ. L'ONORE ETERNO DI CONDIVIDERE LA LOTTA DI MAESTRO E DISCEPOLO Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, dichiarò con orgoglio: «Dal primo momento in cui lo conobbi, il signor Makiguchi fu per me un maestro, un genitore, un sovrano. Fui al suo fianco durante quattro episodi di persecuzione contro di lui».1 Toda si riferiva ai seguenti quattro eventi. Il primo, del 1920, fu la retrocessione di Tsunesaburo Makiguchi dal ruolo di direttore della scuola elementare Nishimachi [la prima scuola elementare di Tokyo dove insegnò Toda]. Il secondo, due anni dopo, nel 1922, fu il complotto per rimuovere Makiguchi dal ruolo di direttore di un'altra scuola elementare, quella di Mikasa. Il terzo fu il licenziamento da direttore della scuola elementare Shirokane [nel 1931 era stato trasferito in quella scuola già destinata alla chiusura, che avvenne l'anno successivo]. La quarta persecuzione fu la sua incarcerazione in quanto presidente della Soka Kyoiku Gakkai (l'antesignana della Soka Gakkai), da parte delle autorità militari durante la seconda guerra mondiale. Toda, discepolo leale di Makiguchi, lo sostenne durante tutte queste persecuzioni, e insieme ingaggiarono una grande lotta condivisa come maestro e discepolo. Toda dichiarò quanto precedentemente riportato nel novembre del 1950, durante la cerimonia di Gongyo in occasione del settimo servizio in suffragio della morte di Makiguchi, avvenuta il 18 novembre 1944. A quel tempo l'azienda di Toda era in difficoltà ed egli si era trovato nella spiacevole situazione di doversi dimettere da direttore generale2 della Soka Gakkai per proteggere l'organizzazione dalle eventuali conseguenze negative di questa situazione. Alla riunione generale della Soka Gakkai che si tenne immediatamente dopo il servizio funebre, Toda dichiarò con impavida convinzione che kosen-rufu, l'ampia propagazione della Legge mistica, è l'obiettivo e il decreto del Budda. Proseguì dicendo: «Indipendentemente da quanto saranno grandi le difficoltà che dovrò affrontare, io, avendo promesso solennemente di recitare Nam-myoho-renge-kyo, desidero continuare a far progredire kosen-rufu con tutti voi fintanto che sarò in vita, anche se questo significasse ridurmi a sostentarmi di sola acqua e radici selvatiche, o persino essere costretto a dare la mia vita per questa causa. Questo è il mio solo e unico desiderio». E con queste parole appassionate concluse il suo intervento. Osservando l'incrollabile dedizione a kosen-rufu di Toda, che era pronto a fronteggiare qualunque ostacolo potesse presentarsi sul suo cammino, mi sentii investito di nuovo coraggio. Dentro di me emerse la potente determinazione di sostenerlo e lottare al suo fianco, proprio come lui aveva fatto con il suo maestro in gioventù. Quella notte scrissi nel mio diario: «La mia determinazione a seguire il signor Toda si è fatta ancora più forte».3 Combattere al fianco del maestro, superare le avversità insieme a lui avanzando sul grande sentiero di kosen-rufu: questa lotta condivisa di maestro e discepolo è la vera essenza di ciò che significa la pratica del Buddismo di Nichiren. Per riuscire a camminare su questo sentiero di lotta condivisa, noi discepoli dobbiamo anzitutto essere consapevoli delle lotte del maestro, del perché e come abbia combattuto e ottenuto la vittoria. È importante cercare di incidere nella nostra vita lo spirito combattivo, il comportamento e la saggezza del maestro attraverso i nostri sforzi personali per kosen-rufu, e di conseguire una vittoria concreta. In questa lezione studiamo lo scritto Persecuzione con spade e bastoni, nel quale il Daishonin spiega al suo giovane seguace Nanjo Tokimitsu il significato e l'importanza della propria lotta per kosen-rufu. «Fra le varie persecuzioni subite da Nichiren, le più gravi sono state quella di Tojo e quella di Tatsunokuchi, il luogo della decapitazione, perché in nessun'altra persecuzione si è attentato direttamente alla sua vita. In confronto, che sia stato insultato, denunciato, cacciato, accusato ingiustamente e colpito in viso, sono fatti irrilevanti. Io, Nichiren, sono la sola persona in Giappone che sia stata ingiuriata nel corpo e nello spirito [a causa del Sutra del Loto]. Chiunque altro sia stato offeso non lo è stato a causa del Sutra del Loto. Non potrò mai dimenticare un episodio in particolare, quando Sho-bo afferrò il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto e me lo sbatté sul viso. Il suo attacco è stato causato dai tre veleni». Una situazione di crescente tensione ad Atsuhara Nichiren Daishonin compose questo scritto, Persecuzione con spade e bastoni, mentre si trovava sul monte Minobu; è indirizzato al ventunenne Nanjo Tokimitsu, amministratore del villaggio di Ueno, nel distretto di Fuji, provincia di Suruga (attualmente la prefettura centrale di Shizuoka), ed è datato 20 aprile 1279. Ciò avveniva proprio nel periodo in cui la persecuzione di Atsuhara4 iniziava a intensificarsi seriamente. Grazie alla vigorosa propagazione degli insegnamenti del Daishonin a Suruga sotto la guida del suo discepolo e successore Nikko Shonin, il numero di persone che abbracciavano la fede nel Sutra del Loto era in aumento. Tra queste figuravano preti di templi influenti della zona, come ad esempio il Ryusen-ji,5 e molti contadini di Atsuhara. Poiché nell'area del Fuji si trovavano diversi feudi di proprietà di membri del clan di governo Hojo [la maggioranza dei quali erano legati alle scuole buddiste del tempo], quest'area era di fatto al centro di forze ostili al Daishonin, allarmate dalla rapida diffusione dei suoi insegnamenti. In questo scenario Shiro, uno dei seguaci del Daishonin, fu aggredito e ferito «durante i riti religiosi» presso un santuario shintoista locale (cfr. WND, 2, 826)6 [l'8 aprile, qualche giorno prima della stesura di questo Gosho]. Anche se non si conoscono i dettagli dell'episodio, chiaramente Shiro era stato preso di mira perché praticava gli insegnamenti del Daishonin. E forse proprio perché aveva avuto notizia che la situazione ad Atsuhara era sempre più tesa, il Daishonin sin dall'inizio della lettera elenca le varie persecuzioni che egli stesso aveva dovuto sopportare. Fra queste ne cita due, nelle quali si attentò direttamente alla sua vita. Una fu quella di Tatsunokuchi, il 12 settembre 1271, in cui Hei no Saemon inviò un grosso contingente di soldati a catturarlo per decapitarlo a Tatsunokuchi. L'altra fu la persecuzione di Komatsubara, l'11 novembre 1264, nella quale una banda di uomini armati capeggiati dall'amministratore locale Tojo Kagenobu attaccò il Daishonin e il piccolo gruppo di seguaci che lo accompagnavano, presso Matsubara (adesso chiamata comunemente Komatsubara), a Tojo, nella provincia di Awa. Uno dei seguaci del Daishonin fu ucciso ed egli stesso riportò una frattura al braccio e una ferita alla fronte. Entrambi furono attacchi violenti con le spade, e ciò deve avere colpito Tokimitsu, nella cui zona si era verificato un incidente simile [quello di Shiro, pochi giorni prima]. Fino a quel momento il Daishonin aveva spiegato a Tokimitsu in numerose occasioni che alla luce degli insegnamenti del Sutra del Loto era chiaro che i praticanti del sutra sarebbero stati perseguitati.7 Tokimitsu aveva sperimentato personalmente le pressioni e le critiche a causa della sua fede negli insegnamenti del Daishonin, ma questa volta c'era la possibilità che la sua stessa vita fosse in pericolo. In mezzo alla crescente preoccupazione dei suoi seguaci, il Daishonin spiega il grande significato delle persecuzioni da lui subite ed esorta Tokimitsu a essere preparato a superare quegli ostacoli, così come aveva fatto lui. Il Daishonin afferma che, paragonate ai due episodi in cui aveva rischiato la vita, le altre persecuzioni, cioè essere «insultato, denunciato, cacciato, accusato ingiustamente e colpito in viso», di fatto erano «irrilevanti», cioè non erano degne di particolare preoccupazione. E afferma di essere stato l'unica persona in tutto il Giappone «ingiuriata nel corpo e nello spirito» a causa del Sutra del Loto. Di certo Tokimitsu si sarà sentito incoraggiato e ispirato leggendo queste parole del Daishonin, piene dell'invincibile determinazione e dello spirito combattivo di chi aveva affrontato ripetutamente persecuzioni senza precedenti per amore del corretto insegnamento buddista, e ne era immancabilmente uscito vincitore. I benefici che derivano dalla creazione di una "relazione inversa" con il Sutra del Loto Il Daishonin narra poi un episodio che, afferma, non avrebbe mai dimenticato: il giorno in cui i soldati armati irruppero nella sua dimora a Matsubagayatsu, presso Kamakura, per catturarlo al tempo della persecuzione di Tatsunokuchi. Uno degli uomini di Hei no Saemon, Sho-bo, gli si avvicinò e afferrando il quinto rotolo del Sutra del Loto che il Daishonin teneva nella veste lo colpì al volto per tre volte. Il Daishonin interpretò quest'aggressione come l'attacco con i bastoni predetto nel Sutra del Loto. Prosegue spiegando il beneficio che si crea attraverso la "relazione inversa"8 con il Sutra del Loto utilizzando un aneddoto indiano su una donna gelosa.9 Poi accenna a Sho-bo, che lo aveva colpito con il quinto rotolo del Sutra del Loto perché «odiava» Nichiren e il Sutra del Loto (cfr. RSND, 1, 854). Anche se a causa della sua azione Sho-bo non avrebbe potuto evitare di cadere nell'inferno di incessante sofferenza - dice il Daishonin - grazie al beneficio di aver creato una "relazione inversa" con il Sutra del Loto egli alla fine riuscirà a conseguire la Buddità, proprio come i quattro tipi di credenti che perseguitarono arrogantemente il Bodhisattva Mai Sprezzante (cfr. RSND, 1, 855). Nel Sutra del Loto le persone arroganti che attaccarono il Bodhisattva Mai Sprezzante caddero nell'inferno d'incessante sofferenza per innumerevoli eoni, ma dopo aver espiato la loro offesa nei confronti della Legge poterono nuovamente incontrare il Bodhisattva Mai Sprezzante ed essere guidati all'Illuminazione da lui. Ciò è in accordo con la legge di causa ed effetto che governa la vita attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Così anche Sho-bo incontrerà nuovamente il Daishonin, si convertirà al Sutra del Loto e conseguirà la Buddità. Questa frase esprime anche la convinzione del Daishonin che egli stesso, come il Bodhisattva Mai Sprezzante, era certo di conseguire la Buddità. «Il quinto volume contiene il cuore di tutto il Sutra del Loto poiché rivela che la figlia del re drago conseguì la Buddità nella sua forma presente. Devadatta rappresenta l'aspetto spirituale dell'Illuminazione, la figlia del re drago l'aspetto fisico. Il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente non appare in nessun altro degli insegnamenti predicati durante tutta la vita del Budda. [...] Quindi il compassionevole Tathagata Shakyamuni divenne il maestro del perfido Devadatta e il saggio Manjushri divenne maestro dell'ignorante figlia del re drago. Di certo io non posso essere inferiore a Manjushri o al Tathagata Shakyamuni. Gli uomini giapponesi sono come Devadatta, le donne sono simili alla figlia del re drago: essi conseguiranno la Buddità attraverso il Sutra del Loto, sia che vi si oppongano sia che vi aderiscano. Questo è il messaggio del capitolo Devadatta». Insegnare l'essenza della fede a un giovane discepolo In questa parte il Daishonin evidenzia che degli otto rotoli del Sutra del Loto, il quinto, cioè quello con cui Sho-bo lo colpì, ha un significato speciale. Esso contiene i quattro capitoli del Sutra del Loto che vanno dal dodicesimo, Devadatta, al quindicesimo, Emergere dalla terra. Il quinto rotolo contiene davvero «la mistica predizione» (RSND, 1, 856) in cui sono presenti gli elementi cruciali che riguardano la propagazione del Sutra del Loto nell'Ultimo giorno della Legge, fra cui la prova concreta del conseguimento della Buddità nella propria forma presente, le grandi persecuzioni che subiranno coloro che cercheranno di diffondere il sutra e l'apparizione dei Bodhisattva della Terra. Il Daishonin spiega che chi incontra persecuzioni per aver propagato il Sutra del Loto sta leggendo il quinto rotolo del sutra con la propria vita ed è sul sentiero del conseguimento della Buddità. Sottolinea l'importanza di "credere e dedicarsi al Sutra del Loto" (cfr. RSND, 1, 857) e di diffondere il Daimoku del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo. Possiamo percepire quanto il Daishonin desideri insegnare a Tokimitsu l'essenza della fede per permettergli di superare le grandi persecuzioni che inevitabilmente sarebbero sorte nell'adempiere la sua vera missione come Bodhisattva della Terra e seguire il sentiero della lotta condivisa di maestro e discepolo attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Tokimitsu si dimostrò all'altezza della fiducia che il Daishonin riponeva in lui e protesse i suoi compagni di fede durante la persecuzione di Atsuhara, tenendo alto il vessillo del corretto insegnamento del Buddismo. In seguito, per lodare il suo impegno e i suoi sforzi, il Daishonin chiamò il giovane discepolo il "saggio di Ueno".10 Le parole del Daishonin esprimono le illimitate speranze che nutriva per Tokimitsu ed erano anche una forma di educazione e di allenamento. Esse rivelano il desiderio di insegnare al giovane il significato della vera fede e il valore di una vita dedicata a realizzare il grande voto di kosen-rufu seguendo la via di maestro e discepolo. Kosen-rufu pulsa vibrante nel legame maestro-discepolo, specialmente quando i giovani discepoli cercano di rispondere alle speranze e all'allenamento che ricevono dal maestro attraverso la loro dedizione e i loro sforzi assidui. Il significato del capitolo Devadatta Il dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, Devadatta, contiene gli importanti insegnamenti del conseguimento della Buddità nella forma presente da parte della figlia del re drago e del conseguimento della Buddità da parte del malvagio Devadatta, che rappresenta il principio dall'ottenimento dell'Illuminazione da parte delle persone malvagie. Devadatta simboleggia la persona che possiede una mente malvagia e distorta, che ha commesso le peggiori nefandezze e tradimenti, tanto che si dice sia caduto nell'inferno di incessante sofferenza da vivo. Tuttavia nel Sutra del Loto è predetto che in una esistenza futura otterrà l'Illuminazione come un Budda chiamato Re del Cielo. In questa lettera il Daishonin parla del conseguimento della Buddità da parte di Devadatta come dell'«aspetto spirituale dell'Illuminazione». La figlia del re drago non solo era una donna - le donne negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto erano interdette dal conseguimento della Buddità - ma anche un animale, dato che era un drago. E poiché ella consegue la Buddità così com'è, il Daishonin dice che rappresenta «l'aspetto fisico dell'Illuminazione». I principi dell'aspetto spirituale e dell'aspetto fisico dell'Illuminazione nel Sutra del Loto insegnano che, indipendentemente dalle difficoltà e dalle sfide che possiamo incontrare, al livello fondamentale della vita noi abbiamo il diritto e il potere intrinseco di realizzare la maggiore felicità possibile. Il Daishonin prosegue spiegando che solo il Sutra del Loto insegna il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. In tal modo egli confuta l'errore della scuola della Vera parola, la quale sosteneva che questo insegnamento era contenuto nelle scritture provvisorie precedenti al Sutra del Loto, che essa abbracciava. Il Daishonin dichiara che «refutare tali affermazioni è facile come frantumare mille vasi di terracotta con un unico martello» (RSND, 1, 856). Qui l'espressione «mille vasi di terracotta» simboleggia il conseguimento della Buddità insegnato nei sutra precedenti al Sutra del Loto, e «un unico martello» simboleggia il conseguimento della Buddità nella propria forma presente insegnato nel Sutra del Loto. Dunque quest'ultimo principio rappresenta in maniera definitiva l'unica e sola verità capace di confutare tutti gli insegnamenti provvisori che il Budda espose unicamente come espedienti. Perciò il Daishonin, citando l'opera di T'ien-t'ai Il significato profondo del Sutra del Loto, afferma che «il Sutra del Loto è l'insegnamento di shakubuku, la confutazione delle dottrine provvisorie» (RSND, 1, 856). Poi il Daishonin scrive: «Il compassionevole Tathagata Shakyamuni divenne il maestro del perfido Devadatta e il saggio Manjushri divenne maestro dell'ignorante figlia del re drago. Di certo io non posso essere inferiore a Manjushri o al Tathagata Shakyamuni». Il suo ragionamento è che, avendo perseverato attraverso ogni sorta di avversità per propagare il Sutra del Loto, l'insegnamento dell'Illuminazione universale, egli è esattamente come il saggio Manjushri o il compassionevole Shakyamuni nei confronti delle persone ignoranti oppure ostili al sutra. Grazie ai suoi sforzi il Daishonin sta permettendo anche a coloro che si oppongono all'insegnamento corretto, o non ne apprezzano il valore, di creare comunque un legame con esso. E scrive: «Essi conseguiranno la Buddità attraverso il Sutra del Loto, sia che vi si oppongano sia che vi aderiscano». In ciò risiede la grandezza del Sutra del Loto e del Buddismo di Nichiren. Trasformare conflitti e divisioni in cooperazione e armonia Un ulteriore punto importante riguardo alla possibilità di conseguire l'Illuminazione attraverso la relazione inversa con l'insegnamento corretto è che il Sutra del Loto non ritiene che le persone che si oppongono al sutra lo facciano a causa di una qualche loro natura fissa e immutabile. In realtà dipende dal loro comportamento. Credono nella Legge mistica oppure la offendono? L'offesa si manifesta nel comportamento di coloro che si oppongono all'insegnamento corretto, ma tale atteggiamento può essere cambiato. Ripercorrendo il corso della storia umana possiamo constatare come le persone abbiano sempre diviso gli altri da una parte in alleati che li sostengono e dall'altra in nemici che devono essere distrutti. E questo atroce meccanismo del conflitto e della divisione sta proseguendo ininterrottamente. Perfino oggi, nel ventunesimo secolo, perdura tristemente la tragedia dei conflitti politici ed etnici, qualche volta combattuti sotto la bandiera della religione. Una volta che gli esseri umani si sono formati un'idea o un'opinione fissa tendono facilmente a diventarne prigionieri. Perciò è così importante spezzare i muri nel nostro cuore e ritornare al nostro terreno comune di esseri umani, persone che condividono l'esistenza su questo pianeta. Attraverso azioni sincere e dialoghi che promuovano la reciproca comprensione dobbiamo riaffermare insieme l'ideale della costruzione di una società pacifica e felice. L'umanità può realizzare armonia e prosperità solo seguendo questo sentiero della coesistenza e della cooperazione basate sui valori universali ed eterni del rispetto della vita e della dignità umana, e, al tempo stesso, sul riconoscimento e l'affermazione della diversità culturale. Gli elementi chiave per tale trasformazione sono la saggezza e la compassione, come questa lettera evidenzia. Il Sutra del Loto insegna il principio della prova concreta dell'Illuminazione universale con un esempio molto "forte", rivelando che il traditore Devadatta, colui che attaccò e perseguitò Shakyamuni, in realtà era il maestro di Shakyamuni in una vita passata e avrebbe ottenuto l'Illuminazione in una vita futura. Mostra anche come la figlia del re drago, di otto anni, consegue la suprema Illuminazione istantaneamente, nella sua forma presente. L'essenza del Sutra del Loto, io credo, si trova in questo tipo di trasformazione dinamica dei valori. «Passiamo ora al capitolo Esortazione alla devozione. Solo io, Nichiren, ho letto la strofa di venti versi che ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva pronunciarono all'unisono. Dalla morte del Budda, chi altri nei tre paesi, India, Cina e Giappone, ha mai letto questa strofa come ho fatto io? Nessuno sostiene di averli letti, né credo che qualcuno l'abbia mai fatto. "Ci saranno molte persone ignoranti che ci [...] attaccheranno con spade e bastoni". Forse altri sono stati colpiti con bastoni, non ho mai sentito di qualcuno che sia stato ferito di spada. [...] Nichiren ha incontrato sia spade che bastoni. Come ho detto prima, sono stato attaccato con le spade a Matsubara in Tojo, e poi a Tatsunokuchi. Nessun altro ha mai subìto una persecuzione simile [per il Sutra del Loto] neppure una sola volta, ma Nichiren l'ha incontrata due volte. Riguardo all'essere attaccato con bastoni, io sono già stato colpito in viso da Sho-bo con il quinto volume del Sutra del Loto. Il bastone che mi ha colpito è stato proprio il rotolo del quinto volume, la parte del sutra che contiene la mistica predizione secondo cui [il devoto del Sutra del Loto] sarebbe stato colpito con bastoni». Incontrare persecuzioni con spade e bastoni come predetto nel capitolo Esortazione alla devozione Il titolo di questa lettera, Persecuzione con spade e bastoni, è ispirato al contenuto di questo passo. Alla fine del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto, Esortazione alla devozione, ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva fanno voto di propagare il Sutra del Loto dopo la morte di Shakyamuni, senza farsi intimorire da alcun tipo di persecuzione. Nella sezione conclusiva in versi, nella quale esprimono la loro indomita determinazione, essi menzionano i tre potenti nemici - laici arroganti, preti arroganti e falsi santi arroganti - che inevitabilmente appariranno per perseguitare i devoti del Sutra del Loto. Ma chi ha veramente fatto emergere questi tre potenti nemici, diventando il bersaglio dei loro attacchi? Solo facendo questo si può affermare di "aver letto il sutra con la propria vita". Dalla morte del Budda, nei tre paesi di India, Cina e Giappone c'è qualcuno che può asserire di averlo fatto davvero? Rispondendo a questa domanda il Daishonin afferma chiaramente che solo lui può affermare di aver letto il Sutra del Loto con il suo intero essere. E, come prova, cita il fatto di essere stato attaccato con spade e bastoni come afferma il sutra nelle sue predizioni sui laici arroganti,11 uno dei tre potenti nemici. E fa notare che persino il Bodhisattva Mai Sprezzante, che fu aspramente perseguitato per aver cercato di diffondere la Legge, fu colpito «con mazze e bastoni, sassi e mattoni» (cfr. RSND, 1, 856) ma non con le spade, mentre «Nichiren ha incontrato sia spade che bastoni» (Ibidem). Le persecuzioni con le spade, come si accennava all'inizio della lettera, sono quelle di Komatsubara e Tatsunokuchi, e la "persecuzione con i bastoni" è l'episodio in cui Sho-bo colpì al volto il Daishonin con il quinto rotolo del Sutra delLoto. Nel passo seguente il Daishonin descrive come si era sentito quando decine di uomini armati avevano fatto irruzione nella sua residenza e Sho-bo lo aveva colpito: «Pur sapendo che era in nome del Sutra del Loto, essendo una persona comune dentro di me provai vergogna e umiliazione e, se ne avessi avuto la forza, gli avrei strappato il bastone dalle mani, lo avrei calpestato, ridotto in pezzi e gettato via; ma si trattava proprio del quinto volume del Sutra del Loto» (RSND, 1, 857). È naturale reagire con rabbia a un simile trattamento oltraggioso; qualsiasi persona proverebbe sentimenti simili. In termini contemporanei potremmo dire che è del tutto naturale reagire con legittima collera di fronte alla violazione dei propri diritti umani. Ma indossando "l'armatura della perseveranza"12 il Daishonin trattenne la sua ira, agì con compostezza ed espose le sue convinzioni con dignità. Non dimostrò la minima traccia di comportamento violento, di odio o desiderio di vendetta. Inoltre, viste da una prospettiva più ampia, le difficoltà che ci assalgono possono servire a rafforzarci e a spronarci a crescere come esseri umani. Fintanto che non permettiamo alla sofferenza di sconfiggerci, anche le esperienze più dolorose si possono trasformare in qualcosa di positivo. Nel Buddismo niente va sprecato. Di fatto il Daishonin espresse gratitudine perché Sho-bo lo aveva colpito e per aver potuto incontrare la "persecuzione con i bastoni": Scrive: «Quando otterrò il frutto della Buddità, come potrò dimenticare il mio debito di riconoscenza con Sho-bo? E ancor meno il debito che ho con il bastone del Sutra del Loto [col quale egli mi colpì]. Quando ci penso, non riesco a trattenere le lacrime per la gratitudine» (RSND, 1, 857). Nel romanzo La rivoluzione umana Toda racconta come il protagonista, Gan [che rappresenta Toda], giunse alla conclusione che, essendo stato picchiato dalle guardie carcerarie per quattro volte mentre si trovava in prigione a causa delle sue idee religiose durante la seconda guerra mondiale, aveva potuto espiare le offese commesse nelle esistenze passate. I profondi insegnamenti del Sutra del Loto ci permettono di trasformare la sofferenza in forza trainante per la trasformazione del nostro karma. «Anche il capitolo Emergere dalla terra fa qualche riferimento a me, perché afferma che il Bodhisattva Pratiche Superiori e i suoi seguaci appariranno nell'Ultimo giorno della Legge per propagare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo. Io, Nichiren, sono apparso prima di chiunque altro. Quanto mi rassicura pensare che sarò certamente lodato da tanti bodhisattva quanti sono i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange! Comunque sia, credi e dedicati al Sutra del Loto; non devi credervi solo tu, ma devi anche incoraggiare gli altri a farlo. Così potrai salvare coloro che furono i tuoi genitori nelle vite passate. Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua: ho solo pensato a propagare il Daimoku del Sutra del Loto. Stai tranquillo: benché non conosca la durata della mia vita o di quella di chiunque altro, al momento della tua morte sarò sicuramente con te e ti accompagnerò nel passaggio fra questa vita e la prossima». La pratica dei Bodhisattva della Terra Qual è la missione dei meravigliosi bodhisattva che improvvisamente appaiono nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto Emergere dalla terra? Questo passo sottintende che anche Nichiren Daishonin, il devoto del Sutra del Loto, è un Bodhisattva della Terra, e specificamente il Bodhisattva Pratiche Superiori, la guida della schiera di bodhisattva numerosi come le sabbie di sessantamila fiumi Gange che apparvero nel Sutra del Loto. È come se il Daishonin stesse dicendo: «Alla luce dei passi del sutra il tuo maestro, Nichiren, è il Bodhisattva Pratiche Superiori che ha intrapreso la battaglia per propagare la Legge per il bene delle persone che vivono nell'Ultimo giorno. Perciò stai tranquillo, perché egli sarà sicuramente lodato dalla vasta moltitudine dei Bodhisattva della Terra». In questa parte troviamo anche quello che potremmo chiamare il messaggio fondamentale di questa lettera, e cioè: «Credi e dedicati al Sutra del Loto». Il Daishonin sta esortando Tokimitsu a seguirlo, a vivere e a impegnarsi al suo fianco avanzando sempre insieme nella fede. Sta anche dicendogli che rimanendo saldo nella fede non solo sarebbe riuscito a ottenere l'Illuminazione, ma vi avrebbe condotto anche i suoi genitori di tutte le esistenze passate. Ciò significa che Tokimitsu avrebbe contribuito a condurre sul sentiero della Buddità tutti coloro che aveva incontrato o che avevano un qualche legame con lui in questa vita. Il Daishonin riflette anche sulla propria vita caratterizzata da una lotta senza fine: «Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua», un sentimento che esprime anche in numerosi altri scritti.13 A causa della sua fede negli insegnamenti del Daishonin, anche Tokimitsu era stato criticato e osteggiato in passato dai membri della famiglia Nanjo, ma adesso era cresciuto, diventando una persona eccellente e una delle guide principali dei discepoli del Daishonin nella zona del Fuji. In questa parte il Daishonin comunica profondamente a Tokimitsu lo spirito con cui egli ha lottato per kosen-rufu e ha vissuto in mezzo a incessanti persecuzioni. Scrive il Daishonin: «Benché non conosca la durata della mia vita o di quella di chiunque altro, al momento della tua morte sarò sicuramente con te e ti accompagnerò nel passaggio fra questa vita e la prossima». Essendo già stato testimone della crescente ondata di gravi persecuzioni che si era abbattuta sui seguaci del Daishonin [in particolare il recente attacco a Shiro], Tokimitsu doveva essere preparato alla possibilità della sua stessa morte. In effetti cinque mesi più tardi [nel settembre 1279] circa venti contadini seguaci del Daishonin ad Atsuhara furono arrestati e inviati a Kamakura, e tre di loro furono giustiziati [il mese successivo]. In simili condizioni il Daishonin dice che qualsiasi cosa fosse accaduta egli avrebbe vegliato su Tokimitsu nelle sue battaglie. Anche nella morte sarebbero stati insieme, inseparabili. Tokimitsu deve essersi sentito immensamente rincuorato dalla vasta compassione del Daishonin. Il viaggio condiviso di maestro e discepolo è veramente eterno e continua attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Uniti da un legame vita a vita che non potrà mai essere reciso, essi trionferanno su tutto per l'eternità. Nel poscritto il Daishonin scrive: «Come chiedi cibo quando hai fame e cerchi acqua quando hai sete, come aneli a vedere la persona amata, implori una medicina quando sei ammalato o come una bella donna si mette la cipria e il rossetto, allo stesso modo devi riporre fede nel Sutra del Loto. Se non lo fai, in futuro avrai dei rimpianti» (RSND, 1, 857). Anche nella parte in versi del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, Durata della vita, troviamo questa frase: «Tutti nutrono pensieri nostalgici e i loro cuori anelano vedermi [il Budda]». E nello stesso passo si lodano le virtù dei «devoti credenti, dall'animo retto e sincero, [che] desiderano con un'unica mente vedere il Budda» (SDL, 320). È importante che la nostra fede nel Gohonzon e il nostro spirito di ricerca verso la Legge mistica siano forti, saldi e sinceri. Coloro che desiderano trasformare il loro karma, che pregano per la realizzazione di kosen-rufu e lottano per questa causa con dedizione e senza risparmiarsi, sono certi di raggiungere una vita di felicità e di vittoria. Coloro che perseverano nella loro pratica buddista saranno vincitori, e alla fine vinceranno completamente. È questo lo scopo ultimo della fede nel Buddismo di Nichiren. Le avversità ci temprano facendoci diventare persone dal carattere autentico e ci permettono di coltivare una volontà forte; ci permettono di assaporare nella vita sia le lacrime di vera gioia sia quelle di dolore, e di realizzare una grande rivoluzione umana. Una notte del dicembre 1950, circa un mese dopo il discorso di Toda sulle quattro persecuzioni che aveva condiviso con il suo maestro, appuntai una nota nel mio diario. Riflettendo sul passo del Gosho che afferma: «Quando accade un grande male, seguirà un grande bene» (Grande male e grande bene, RSND, 1, 992), scrissi: «Lotterò fino all'ultimo giorno, impugnando la spada della Legge».14 E attendendo con ansia l'inizio del nuovo anno pieno di vittoria e di onore continuai: «La Soka Gakkai [è] come il sole del mattino, che sta per nascere e disperdere l'oscurità».15 Quella speranza si realizzò nella soleggiata giornata del 3 maggio di quell'anno (1951), quando Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai. Oggi i giovani della SGI, i miei discepoli diretti che risplendono di infinita speranza, sono il sole luminoso che è sorto per illuminare i cieli del ventunesimo secolo. Vi prego di unirvi a me nel lavorare ancora per kosen-rufu nel 2013, l'anno della vittoria della Soka Gakkai dei giovani, nella nostra grandiosa ed eterna lotta condivisa di maestro e discepolo, superando trionfanti ogni avversità! Note 1) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1983, vol. 3, p. 416. 2) Toda annunciò la sua intenzione di dimettersi da direttore generale il 24 agosto 1950, e la ufficializzò durante la riunione generale della Soka Gakkai, nel novembre 1950. 3) D. Ikeda, Diario giovanile, Esperia, 2011, p. 98. 4) Persecuzione di Atsuhara: nel 1279 venti contadini credenti del villaggio di Atsuhara, nel distretto di Fuji, provincia di Suruga, furono arrestati sulla base di false accuse. Furono interrogati da Hei no Saemon, vice capo della Polizia e degli Affari militari, che chiese loro di rinunciare alla fede. Tuttavia essi non cedettero e alla fine tre di loro furono decapitati. 5) Tempio della scuola Tendai situato nel villaggio di Atsuhara nel periodo Kamakura (1185-1333). Il patriarca sostituto Gyochi si dimostrò particolarmente ostile nei confronti dei seguaci del Daishonin a causa delle molte conversioni agli insegnamenti di quest'ultimo avvenute nella zona, fra cui anche quelle di alcuni giovani preti del tempio. Tale ostilità crebbe fino a sfociare nella persecuzione di Atsuhara. 6) In La petizione Ryusen-ji il Daishonin scrive: «Gyochi ha incitato il funzionario dell'ufficio amministrativo di Shimokata ad attaccare Shiro, un praticante del Sutra del Loto, con un coltello, e a ferirlo durante i riti religiosi nel quarto mese» (WND, 2, 826). L'espressione "riti religiosi" qui indica una gara di tiro con l'arco che si tenne presso il santuario Omiya Sengen l'ottavo giorno del quarto mese del 1279. 7) Per esempio in L'opera di Brahma e Shakra, una lettera che aveva inviato a Nanjo Tokimitsu nel maggio del 1277, il Daishonin scrive: «Nel sutra si legge: "E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?" (SDL, 212). Il significato di questo passo è che se c'erano nemici del Sutra del Loto mentre il Budda era in vita, ancora di più saranno i nemici della persona che nell'ultima epoca predicherà o crederà in un singolo carattere o anche in un solo tratto del Sutra del Loto» (RSND, 1, 709). 8) Relazione inversa, detta anche relazione del tamburo avvelenato: legame formato con il Sutra del Loto opponendosi a esso o recandogli offesa. Sebbene alcuni debbano cadere nello stato d'Inferno per aver offeso il Sutra del Loto, grazie al legame inverso creato con il sutra alla fine conseguiranno la Buddità. 9) Scrive il Daishonin: «Viveva una volta in India una donna gelosa che, per odio verso il marito, distrusse tutto ciò che c'era in casa. La rabbia furibonda le alterò i tratti del volto: i suoi occhi ardevano come il sole e la luna e la sua bocca pareva vomitare fiamme. Somigliava a un demone rosso o a un demone blu. Essa afferrò il quinto volume del Sutra del Loto che il marito recitava da alcuni anni e lo calpestò furiosamente con entrambi i piedi. Quando poi morì, cadde nell'inferno, ma i suoi piedi non vi entrarono. Per quanto i guardiani dell'inferno li colpissero con mazze di ferro, i piedi rimasero fuori, come beneficio della relazione inversa formata calpestando il Sutra del Loto» (RSND, 1, 854). La fonte è sconosciuta. Una storia simile, che però riguarda una donna cinese, compare in Il Sutra del Loto e le sue tradizioni, una raccolta compilata dal prete cinese dell'ottavo secolo Seng-hsiang. 10) In La Porta del Drago, scritto nel novembre 1279, il Daishonin onora Tokimitsu con questo appellativo per il coraggio dimostrato durante la persecuzione di Atsuhara (cfr. RSND, 1, 891). 11) Nel capitolo Esortazione alla devozione si legge: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni, ma noi sopporteremo tutte queste offese» (SDL, 253). 12) Armatura della perseveranza, detta anche armatura della tolleranza. Una metafora della capacità di resistenza spirituale di fronte agli insulti e alle persecuzioni. L'armatura della perseveranza è anche quella che protegge contro il male e gli impedimenti. Nel tredicesimo capitolo del Sutra del Loto, Esortazione alla devozione, si afferma: «In un kalpa turbolento, in un'epoca malvagia, saranno molte le cose di cui aver paura. Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone per farci maledire, ingiuriare, coprire di disonore. Ma noi, fidandoci rispettosamente del Budda, indosseremo l'armatura della perseveranza. Al fine di predicare questo sutra, sopporteremo tutte queste difficoltà» (SDL, 254). 13) Per esempio il Daishonin scrive: «Io ricordo loro in continuazione [la verità]. Per questo ho subìto questa grave persecuzione» (Le spade del bene e del male, RSND, 1, 400) e «In questi vent'anni e più non ho mai conosciuto un'ora, anzi, un istante, di pace e sicurezza» (WND, 2, 599). 14) Daisaku Ikeda, Diario giovanile, Esperia, 2011, p. 112. 15) Ibidem.

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