sabato 18 maggio 2013

TRASFORMARE IL VELENO IN MEDICINA

Il Buddismo, a volte percepito come una religione statica, è di fatto una pratica dinamica che porta le persone ad affrontare le sofferenze e le conduce verso la felicità. In questa sezione affronteremo i concetti fondamentali della filosofia buddista e racconteremo i cambiamenti avvenuti nelle persone percorrendo le tappe principali dell'insegnamento del Budda. Il concetto "cambiare il veleno in medicina" (giapponese hendoku iyaku) è riferito alla possibilità, dataci dalla pratica buddista, di trasformare situazioni negative, difficili e fonte di sofferenza in qualcosa di positivo. Nel suo significato più fondamentale, "cambiare il veleno in medicina" si riferisce alla trasformazione degli impulsi illusori in Illuminazione. Nel Sutra del Loto esiste la parabola dell'abile medico che offre la medicina appropriata ai figli che avevano bevuto per sbaglio il veleno. Il Budda è spesso descritto come un medico che prescrive le cure appropriate per liberare i pazienti dalle loro sofferenze; e il filosofo buddista Nagarjuna definisce il Sutra del Loto come "un bravo medico che cambia il veleno in medicina". Spesso nella vita incontriamo situazioni che ci fanno soffrire e ci possiamo sentire come "avvelenati" dai nostri stessi sentimenti. La dottrina buddista vede l'uomo percorrere costantemente i tre sentieri di illusioni, karma e sofferenza. Si chiamano "sentieri" perché l'uno conduce all'altro in un circolo vizioso. Nello scritto Cosa significa udire il veicolo del Budda per la prima volta? Nichiren afferma che usando il potere della Legge mistica di Nam-myoho-renge-kyo, ognuno può trasformare i tre sentieri di illusioni, karma e sofferenza nelle tre virtù del Budda: verità, saggezza, emancipazione [vedi WND, 2, 742]. In questo modo si percepisce la verità (anziché l'illusione), si compiono azioni sagge e ci possiamo liberare dalla sofferenza (emancipazione), percorrendo così un circolo "virtuoso". Si può intendere come la "cura" (ovvero la trasformazione) che libera dal "veleno" (la percezione illusoria della realtà e la sofferenza che ne consegue). Ogni situazione sfavorevole può essere trasformata in una sorgente di valore. La chiave sta nel modo in cui rispondiamo alle inevitabili sofferenze della vita. Il processo del cambiare il veleno in medicina inizia quando decidiamo di affrontare le avversità come un'opportunità per riflettere su noi stessi e per sviluppare fiducia, coraggio e compassione. Agendo così si diventa capaci di aumentare vitalità e saggezza e si può espandere la propria vita, attingendo a un potere più profondo. Ecco allora che la sofferenza può servire da trampolino per creare un cambiamento e per sperimentare una felicità profonda: dalla prospettiva buddista, inerente a ogni esperienza negativa c'è proprio questo potenziale positivo. Se invece siamo sconfitti dalle illusioni e dalla sofferenza o rispondiamo alle circostanze difficili in modo negativo e distruttivo, il "veleno" originale non viene trasformato, bensì rimane veleno. A un certo punto nel Sutra del Loto alcuni discepoli ammettono che nel passato avevano rinunciato a diventare dei Budda, ma ascoltando l'insegnamento del Budda Shakyamuni hanno abbandonato quella posizione di rassegnazione e di pigrizia spirituale: «Le loro menti furono scosse come raramente prima e danzarono di gioia». Ecco perché Nagarjuna e T'ien-t'ai paragonano il Budda a un abile medico capace di trasformare il veleno (la pigrizia e la rassegnazione dei discepoli) in medicina (una sincera aspirazione verso la definitiva Illuminazione). È nostra responsabilità trasformare le difficoltà in esperienze che creino valore. Elevando il nostro stato vitale con la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo possiamo affrontare le situazioni difficili - malattia, disoccupazione, lutto, tradimento - come un'opportunità di trasformazione profonda e sviluppare il tipo di autoconsapevolezza dalla quale sgorgano i benefici: la consapevolezza del nostro potenziale infinito, della forza, della saggezza e compassione inerenti alla nostra natura di Budda. Il significato originale della frase "cambiare il veleno in medicina" si riferisce alla conquista di questo tipo di autoconsapevolezza. Da questa prospettiva, l'idea della possibilità di una profonda trasformazione rende il Buddismo una filosofia autenticamente positiva capace di cambiare le tendenze negative e distruttive presenti nell'essere umano così come nella società e nel mondo. la Storia / Il Budda Shakyamuni Siddhartha Gautama, detto Shakyamuni (il saggio della tribù Shakya), visse nell'India del Nord circa tra il 563 a.C. e il 483 a.C. (studi recenti propongono come date di nascita e morte del Budda gli anni 480 a.C. e 400 a.C.). Egli era chiamato Budda, ovvero «colui che è risvegliato». Prima di intraprendere la sua ricerca spirituale Shakyamuni viveva nell'agio presso il palazzo del padre, ma poco prima di compiere trent'anni incontrò delle persone che stavano vivendo l'esperienza della malattia, della vecchiaia e della morte, rimanendone impressionato e turbato. Allo stesso modo rimase ammirato dalla serenità di un saggio eremita. Maturando tali esperienze, Shakyamuni presa coscienza della precarietà delle sue ricchezze, abbandonò la sua famiglia, in cerca di una soluzione definitiva alle grandi sofferenze del mondo. Intraprese diverse pratiche spirituali e incontrò molti maestri, finché, insoddisfatto di quanto sperimentato, ricercò la sua via: una via di mezzo tra l'estremo ascetismo e una vita legata ai desideri terreni. All'età di trentacinque anni, meditando sotto un albero, Shakyamuni raggiunse lo stato dell'Illuminazione, lo stato di completa e profonda saggezza, al di là di ogni sofferenza. Da quel momento passò la vita a insegnare come raggiungere questa condizione a innumerevoli persone, fondando una comunità monastica a cui poterono accedere gli uomini e successivamente anche le donne, cosa estremamente rivoluzionaria nella società indiana dell'epoca, che tradizionalmente non consentiva loro di uscire dalla tutela e dal controllo diretto della famiglia patriarcale. Il Budda morì a ottanta anni. Da quel momento il suo insegnamento si diffuse in varie parti dell'Asia, mutuando e assimilando gli usi e costumi locali e dando vita a varie tradizioni buddiste, che si differenziarono tra loro per alcuni aspetti interpretativi dell'insegnamento.