I.B.I.S.G.
L'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai riunisce coloro che in Italia seguono e praticano il Buddismo insegnato da Nichiren Daishonin. Le sue finalità sono:
* far conoscere e diffondere i principi universali di benevolenza e compassione verso tutti gli esseri viventi, propri del Buddismo;
* far conoscere e diffondere il Buddismo di Nichiren Daishonin, per il quale ciascun essere umano può... conseguire l’Illuminazione nella presente esistenza;
* favorire l’approfondimento e la comprensione della fede nei suoi appartenenti, attraverso lo studio e la conoscenza degli insegnamenti di Nichiren Daishonin;
* promuovere la pratica buddista di Nichiren Daishonin, tramite la recitazione del Gongyo (lettura di alcuni capitoli del Sutra del loto) e del Daimoku (recitazione della frase Nam-myoho-renge-kyo) per accedere all’Illuminazione e far emergere la Buddità;
* promuovere le iniziative educative, culturali e umanitarie più opportune per la realizzazione dei valori della pace nel mondo, dell’aiuto e del sostegno verso tutti gli esseri viventi, e per la creazione di una società più giusta e orientata da valori umanitari.
La preghiera, nel Buddismo di Nichiren, è il Daimoku, Nam-myoho-renge-kyo, da lui pronunciato per la prima volta il 28 aprile 1253 a mezzogiorno. «Nam-myoho-renge-kyo è il mezzo meraviglioso per porre veramente fine agli ostacoli fisici e spirituali di tutti gli esseri viventi», scrive Nichiren. Il primo passo per sperimentare la verità di questa affermazione è crederci e metterla in pratica
Cosa significa, in giapponese, la parola Daimoku, e cosa indica nel Buddismo di Nichiren Daishonin?
La parola Daimoku è formata da due ideogrammi: dai, che significa "titolo", e moku, "occhio". Dai indica l'azione di estrarre il succo di qualcosa. Nel dizionario giapponese la definizione di Daimoku è: "Il contenuto di un libro o di un trattato espresso in sintesi".
Il Daimoku, nel Buddismo del Daishonin, è Nam-myoho-renge-kyo, che Nichiren pronunciò per la prima volta il 28 aprile 1953.
Dunque il Daimoku, Nam-myoho-renge-kyo, è il succo del Buddismo. Letteralmente è il titolo del Sutra del Loto, ma in realtà è il succo dell'intero Buddismo, il nome della Legge universale.
All'epoca di Shakyamuni non esisteva una pratica come il Daimoku, e nemmeno esistevano trattati, insegnamenti o sutra. Il succo, la "pratica", consisteva nel seguire direttamente ciò che il Budda predicava agendo nella vita quotidiana, la cosa fondamentale era il comportamento. Il Daimoku, Nam-myoho-renge-kyo, viene con Nichiren.
Spesso con la parola Daimoku si indica erroneamente il titolo del Sutra del Loto, che è Myoho-renge-kyo. Ma in realtà il Daimoku è molto di più di un semplice titolo: Nam-myoho-renge-kyo è la Legge, il nome del Budda - questo diceva Toda - e infatti la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo è la "pratica" della scuola Nichiren. Nel Buddismo di Nichiren "fare" equivale a recitare Daimoku.
Lo scopo della vita del Daishonin fu realizzare il Gohonzon come Oggetto di culto, nel quale egli concretizzò la Legge alla quale si era illuminato. Il Gohonzon quindi è la materializzazione della Legge, mentre il Daimoku è la Legge in suono. Per questo si recita Nam-myoho-renge-kyo al Gohonzon.
Nel Gosho è scritto: «Quando veneriamo come Oggetto di culto Myoho-renge-kyo presente nella nostra vita, la natura di Budda che è in noi viene richiamata dalla nostra recitazione di Nam-myoho-renge-kyo e si manifesta. Questo si intende per "Budda". Per fare un esempio, quando un uccello in gabbia canta, gli uccelli che volano liberi nel cielo sono richiamati e si radunano intorno a lui. E quando gli uccelli che volano nel cielo si radunano, l'uccello in gabbia cerca di uscir fuori. Così, quando con la bocca pronunciamo la mistica Legge, la nostra natura di Budda viene richiamata e invariabilmente emergerà. La natura di Budda di Bonten e di Taishaku, richiamata, ci proteggerà e la natura di Budda dei Budda e dei bodhisattva, richiamata, gioirà. Questo intendeva il Budda quando disse: "La persona che abbraccia [il Sutra del Loto] anche per breve tempo, darà gioia a me e a tutti gli altri Budda"» (Il Sutra del Loto porta all'Illuminazione coloro che per la prima volta aspirano alla strada, SND, 8, 34).
La vita stessa è Buddità, ma se non si fa niente questa non si manifesta. Qualcosa le impedisce di uscire, qualcosa la avvolge in modo così denso da impedirle di venire fuori. Recitando Daimoku al Gohonzon si fa emergere la propria Buddità; come avviene tra l'uccello in gabbia e gli altri uccelli, che cantando si richiamano l'uno con gli altri, così avviene tra me e il Gohonzon.
Il Gohonzon - ci riferiamo al Dai-Gohonzon, iscritto il 12 ottobre 1279 per tutta l'umanità, e a tutti i Gohonzon copiati da quello - è lo strumento fondamentale per manifestare la Buddità.
Perché? Secondo il Buddismo ogni fenomeno si manifesta attraverso l'incontro di una causa interna e di una circostanza esterna. Nel caso della Buddità, la causa interna è la natura di Budda, che tutti possediamo, mentre il Gohonzon è la circostanza esterna. Senza il Gohonzon non c'è l'occasione per manifestare la Buddità, per farla emergere dalla propria vita.
Ma recitare Daimoku cosa vuol dire? Nel Gosho è scritto che «adesso, nell'Ultimo giorno della Legge, il Daimoku che recita Nichiren è diverso da quello delle epoche precedenti. È Nam-myoho-renge-kyo che comprende la pratica per sé e la pratica per gli altri» (Le tre grandi Leggi segrete). Allora, quando si ha il massimo beneficio del Daimoku? Quando si ha lo stesso desiderio di Nichiren, il desiderio di far stare bene gli altri, e ci si sforza in questa direzione..
Cosa vuol dire avere lo stesso desiderio di Nichiren?
Se avviciniamo il nostro cuore alla compassione di Nichiren, quando recitiamo Daimoku manifestiamo immediatamente la nostra natura di Budda. Il Daishonin dice che la felicità più grande è recitare Daimoku e usare la propria vita, ogni situazione della propria vita, per gli altri. Usando ogni situazione per gli altri scompare del tutto l'attaccamento al proprio desiderio. Facendo così si sta già mettendo in pratica la compassione di Nichiren, o il pensiero del Budda. È questo che dobbiamo realizzare nella nostra vita. Quindi sono importanti il pensiero e la motivazione che ci spingono a recitare Daimoku, e le azioni concrete che compiamo nella vita quotidiana.
Ciascuno di noi riesce a pregare a seconda di quello che pensa. Perciò bisogna sforzarsi di avere il cuore sempre più grande, il più possibile. Desiderare che tutte le persone, senza alcuna eccezione, diventino felici.
L'efficacia della preghiera dipende da quanto è profondo e forte il desiderio della felicità delle altre persone. Ed è difficile, normalmente, pensare e agire per le altre persone.
Ad esempio, se hai parenti in Africa che ti mandano notizie da laggiù ti senti più coinvolto, senti la sofferenza di quei popoli. Ma anche in questo caso, dopo che hai cambiato il tuo stato d'animo e hai sentito la loro sofferenza, quanto riesci ad aiutarli?
La vita è fatta di attimi. Perciò se hai una sofferenza, è chiaro che la vuoi risolvere e reciti Daimoku per questo motivo. Ma recitando Daimoku emerge un altro desiderio, un'altra idea, e così prosegui facendo Daimoku per quel nuovo scopo. È un continuo processo di causa-effetto, causa-effetto, e il fine è riuscire a sentire la compassione del Budda.
La preghiera viene dal desiderio, da quello che si sente nella vita. Ognuno ha i suoi problemi, è normale che ce li abbia ed è normale che parta da lì. Ma quello che ci insegna il Buddismo è non rimanere fermi là.
Scrive Nichiren Daishonin nel Gosho L'apertura degli occhi: «Feci il voto di risvegliare in me il potente e invincibile desiderio della salvezza di tutti gli esseri viventi. E di non esitare mai nei miei sforzi» (L'apertura degli occhi, SND, 1, 194).
Josei Toda diceva: vorrei eliminare la parola miseria da questo mondo. Lui ha interpretato così il Gosho, e ha deciso di agire di conseguenza, ottenendo dei risultati incredibili, come la conversione di 750 mila famiglie al Buddismo di Nichiren Daishonin in soli sette anni.
Lavorare per realizzare kosen-rufu significa anche desiderare, e pregare profondamente, che non succedano disastri in nessuna parte del mondo. Nichiren Daishonin scrive: «La carestia si verifica come conseguenza dell'Avidità, la pestilenza come effetto della Stupidità e la guerra come risultato della Collera» (Re Rinda, SND, 4, 97). Queste, e tutte le altre calamità che si verificano ai nostri giorni, sono sempre causate da noi: perciò dobbiamo cambiare il nostro cuore.
Nichiren ha detto: io ho realizzato il Gohonzon e il Daimoku, kosen-rufu è la vostra missione. Ci ha lasciato il Gohonzon e il Daimoku affinché li utilizzassimo per realizzare kosen-rufu. E dopo settecento anni dall'iscrizione del Dai-Gohonzon, la Soka Gakkai ha cominciato a propagarlo, seguendo la guida dei suoi tre presidenti Makiguchi, Toda e Ikeda.
Come possiamo capire e spiegare agli altri perché si prova gioia recitando Nam-myoho-renge-kyo?
Purtroppo noi cerchiamo di "capire" cosa dice il Buddismo. Ma è estremamente difficile capire l'intero Buddismo. Quello che invece si deve fare è "praticare" il Buddismo, cioè lasciare il nostro punto di vista e adottare il punto di vista del Buddismo, in ogni momento della nostra vita quotidiana.
Secondo le scritture buddiste precedenti al Sutra del Loto, alle persone del mondo di Studio era preclusa la via per ottenere la Buddità non perché non riuscissero a "capire" il Buddismo, ma perché mancavano di fede, che è la via diretta alla Buddità.
Come si fa a capire il Buddismo? Cercando di credere, di avere fede, e di sperimentare. Se nel Gosho è scritto che «non c'è felicità più grande che recitare Nam-myoho-renge-kyo», dobbiamo sforzarci di credere che ciò è assolutamente vero. Forse chi riesce a spiegare questa frase è chi riesce a realizzare quella gioia, così come è scritto nel Gosho.
Noi pratichiamo in tanti. Il desiderio penso che sia uguale per tutti: essere felici. Ma qualcuno riesce a realizzarlo, qualcun altro no. Che differenza c'è, dal momento che pratichiamo lo stesso Buddismo? Tutti stanno praticando con fiducia, perciò stanno andando avanti. Ma in quale momento la fiducia diventa fede, quella fede che permette di credere "assolutamente" nelle parole di Nichiren? Perché il risultato è diverso. A noi per capire il Buddismo serve la fede.
E la fede si manifesta nell'azione. La fede porta a sperimentare la gioia di cui parla il Gosho, e quella felicità, la felicità del Budda, sta nella vita quotidiana. E in come ci si comporta.
Normalmente pensiamo che realizzare il nostro desiderio sia la felicità. Dal punto di vista del Budda la felicità è tutta un'altra: la felicità dipende da quanto si è capaci di utilizzare ogni situazione, da quanto si riesce a trovare la gioia in ogni momento, proprio in quelle situazioni che sono invece causa di sofferenza. Se è gioia deve essere gioia, perché così è scritto nel Gosho.
In che modo possiamo combattere l'oscurità che sta portando il mondo alla rovina?
Innanzitutto non dobbiamo ragionare in base a un dualismo tra oscurità e Illuminazione. Se pensiamo così è come se ci immaginassimo una parità tra le due. Invece al fondo di tutto c'è Nam-myoho-renge-kyo, c'è la Buddità, che lavora per creare armonia in tutto l'universo. Supponiamo che un giorno si rompa qualche anello della catena dell'ecosistema e ad esempio si verifichi un'invasione di cavallette. Quello è un semplice fenomeno. L'intero universo lavora per risistemare tutto e ottenere un nuovo equilibrio.
In natura c'è un equilibrio meraviglioso e difficile da capire. Lo squilibrio che noi vediamo è solo una piccola parte, sia nello spazio che nel tempo, ma alla fine tutto si riequilibra. Il Buddismo vede nella natura fondamentalmente funzioni positive, vede l'armonia; Myoho-renge-kyo è al fondo di tutto mentre i due estremi, oscurità e Buddità, sono i modi in cui la natura si manifesta. Grazie a quel fondo di Buddità si riesce a mantenere l'armonia. Altrimenti si distruggerebbe tutto.
Oggi la condizione su scala mondiale è terribile, ma a livello ancora più grande potrebbe non essere altro che una fase dell'evoluzione. Noi vediamo le cose da un punto di vista parziale, il luogo da cui stiamo parlando è appena un piccolo pianeta che ruota intorno a una piccola stella. Ciò non toglie che per noi questa terra è importantissima, perché è la "nostra situazione" il luogo dove trasformare ogni sofferenza in gioia, mettendoci a ritmo con Nam-myoho-renge-kyo, il "fondo" della vita. E proprio qui dobbiamo agire, le parole sono limitate. E agire significa fare shakubuku, trasmettere agli altri il mezzo per diventare felici.
(tina)
La Legge è grande, dice il Gosho, e chi la propaga può diventare altrettanto grande. Noi mostriamo la grandezza della Legge da come ci comportiamo ogni giorno, siamo venuti qui per divertirci a trasformare il mondo.
Nella pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin la preghiera ha un’importanza centrale. Gli appartenenti alla Sgi raccontano esperienze riguardo il “pregare dal profondo del cuore”. Parlano anche di “risposta” alle loro preghiere. Che cosa intendono con tali affermazioni?
Il Dizionario italiano Devoto Oli definisce la preghiera come: «Testo, parola o pensiero mediante cui il devoto si rivolge alla divinità». In cosa concorda la cultura buddista della preghiera rispetto a questa definizione, e in quali aspetti si distingue?
Sembra che l’umanità si sia dedicata a qualche forma di “preghiera” fin dagli albori della specie. Man mano che l’essere umano sviluppava la consapevolezza della propria impotenza di fronte alle forze della natura, alla precarietà dell’esistenza e alla mortalità, cominciò a esprimere intensamente sentimenti di supplica, lode o ringraziamento.
Il presidente della SGI Daisaku Ikeda ha scritto che la religione si è sviluppata a partire dalla preghiera, e che l’idea e l’atto della preghiera precedono la forma stessa che le diverse tradizioni religiose hanno dato, di volta in volta, a questa azione primordiale dell’essere umano.
Anche la preghiera buddista può essere considerata come un’espressione concentrata di questi stessi sentimenti di aspirazione, ricerca e apprezzamento. Si distingue, però, per il fatto che il Buddismo colloca il “divino” all’interno della vita del singolo praticante. Lo scopo fondamentale della preghiera buddista è dunque quello di risvegliare le innate capacità interiori di forza, coraggio e saggezza e non invocare forze o divinità esterne.
Inoltre, come in molte pratiche spirituali orientali, è anche importante un’espressione “fisica” della preghiera che, per i praticanti del Buddismo di Nichiren, si concretizza nella lettura – mattina e sera – di due parti del Sutra del Loto e nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, il nome della Legge mistica che sta alla base della vita stessa e che Nichiren ha preso dal titolo del Sutra del Loto.
Il fatto che la recitazione sia intonata sonoramente esprime il concetto che nel Buddismo di Nichiren Daishonin la preghiera non è puramente una meditazione rivolta all’interno della propria vita, ma un atto che rende manifeste delle qualità interiori potenziali, facendole apparire nel mondo reale.
I buddisti rivolgono la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo a un oggetto di culto, il Gohonzon: questo è un mandala, cioè una rappresentazione simbolica dello stato ideale di Buddità, o Illuminazione, in cui tutte le tendenze e gli impulsi della vita – dai più bassi o degradati ai più alti o nobili – agiscono in armonia per realizzare felicità, creatività e saggezza.
Il Gohonzon non è un “idolo” o un “dio” da supplicare o da ingraziarsi, ma uno strumento per riflettere e un catalizzatore per un positivo cambiamento interiore.
I buddisti della Soka Gakkai vengono incoraggiati a esprimere le proprie preghiere in forma specifica e concreta, focalizzata su problemi, speranze o preoccupazioni che essi affrontano nella vita quotidiana. Il Buddismo del Daishonin – in particolare – evidenzia l’inseparabilità dei “desideri terreni” dall’Illuminazione. Nichiren ha affermato infatti che “bruciando” la “legna” dei nostri desideri attraverso l’azione della preghiera, riusciamo a sviluppare la “fiamma” di una rinnovata energia e la “luce” della nostra saggezza. La preghiera buddista rappresenta quindi il processo attraverso il quale i desideri e le sofferenze vengono trasformati in compassione e saggezza.
Questo percorso implica una riflessione su di sé, e passa necessariamente attraverso il confronto – talvolta doloroso – con le proprie tendenze negative più radicate. «La pratica degli insegnamenti buddisti – scrive Nichiren Daishonin – non ti solleverà affatto dalle sofferenze di nascita e morte a meno che tu non percepisca la vera natura della tua vita. Se cerchi l’Illuminazione al di fuori di te, anche eseguire diecimila pratiche e diecimila buone azioni sarà inutile, come se un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del suo vicino, senza guadagnare nemmeno un centesimo».
I praticanti, inoltre, sono incoraggiati a legare strettamente la preghiera con le azioni e il comportamento nella vita quotidiana. La preghiera è sincera solo se coerente con l’azione. Per trasformare concretamente la propria vita è necessario quindi attivare determinazione e preghiera, impegno e sincerità.
Secondo l’insegnamento del Daishonin, attraverso la recitazione di Nam-myo-renge-kyo si può attivare la condizione vitale più elevata: la “natura di Budda”. Questo potenziale – presente in ogni forma di vita – è la stessa Legge mistica che permea l’intero infinito universo. La preghiera è il costante processo di riallineare le nostre singole vite (“piccolo io”) con tutti i loro impulsi e desideri, con il ritmo dell’universo vivente (“il grande io”).
Durante questo percorso, definito anche “rivoluzione umana”, vengono attivate pienamente capacità – fino ad allora poco utilizzate o del tutto inespresse – quali conoscenza di sé, saggezza, vitalità e perseveranza. E poiché nella filosofia buddista non esiste separazione tra il mondo interiore degli esseri umani e il loro ambiente, i cambiamenti che avvengono dentro di noi si riflettono anche fuori di noi, nelle situazioni esterne. Sperimentare una “risposta” alle preghiere è il risultato concreto e visibile di questo processo.
Daisaku Ikeda ha scritto che la forma più alta di preghiera è il voto di contribuire alla felicità degli altri e allo sviluppo di una convivenza pacifica sul pianeta.
Questo voto, e le azioni che ne conseguono, armonizzano profondamente le nostre vite con l’infinita vita dell’universo e fanno emergere il nostro io più elevato e nobile.
(tina)
martedì 16 agosto 2011
Per te che leggi questo blog, a te che credi nel buddismo o anche no, scrivi "un qualcosa" nei commenti, per esempio: il tuo nome o nickname, dove vivi, l'età, una frase, un saluto o quello che preferisci... Esprimiti con un "messaggio"... Un modo come un altro per interagire, per mandare un segnale, per dire "io ci sono"... Lascia,insomma,un segno del tuo passaggio.....
Il ringraziamento è anticipato
La prima volta che presi in mano il libretto di Gongyo avevo sette anni. In quel periodo la mia più grande sofferenza era dovuta alla paura che mi incuteva la maestra e mia madre mi disse semplicemente che se volevo risolvere questa sofferenza bastava recitare un po' di Daimoku e la prima parte del libretto di Gongyo prima di andare a scuola. Questa è stata la motivazione per iniziare a praticare e poi ho imparato piano piano anche la seconda parte. Ma arrivato l'ultimo giorno di scuola, anche la mia pratica andava in vacanza per ricominciare a settembre. A dieci anni, durante il primo corso estivo italiano, mi accorsi di sapere a memoria tutto il libretto e, fiera di me, decisi che da quel momento avrei recitato Gongyo senza leggere il libretto. Lo confidai a un'amica di mia madre e lei, nonostante fossi ancora una bambina, con aria seria mi disse: «Non si finisce mai di imparare il libretto di Gongyo!». Le sue parole mi colpirono talmente che tutt'oggi mi ricordo la scena come se fosse successo ieri. La vita poi mi ha dimostrato che quella affermazione era vera: non si finisce mai di migliorare Daimoku e Gongyo. Anche oggi, che sono trascorsi quasi trent'anni dal primo Gongyo, mi accorgo di piccoli errori nella pronuncia oppure di non avere sempre un atteggiamento corretto davanti al Gohonzon. Quando sento che la mia vita non migliora, ricomincio da zero con la pratica quotidiana: mi siedo davanti al Gohonzon come se fosse il primo giorno e mi sforzo di recitare Daimoku e Gongyo con la massima concentrazione. La relazione con la maestra delle elementari si è trasformata del tutto, tanto che sono andata a trovarla anche dopo la laurea. Gongyo: pratica principale e di supporto
Il cuore di Nichiren Daishonin, che proclamò Nam-myoho-renge-kyo per la prima volta il 28 aprile 1253, era animato dal forte desiderio di condurre l'umanità intera verso la felicità attraverso la manifestazione dell'infinito potenziale insito in ogni vita: la natura di Budda. Gongyo letteralmente significa "pratica assidua". La pratica di Gongyo si divide in pratica principale, cioè la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, o Daimoku, e la pratica di supporto, la recitazione del secondo e sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, Espedienti (Hoben) e Durata della vita del Tathagata (Juryo). Negli scritti giunti fino ai nostri giorni si trova traccia del fatto che il Daishonin e il suo successore Nikko Shonin recitavano Daimoku e i due capitoli del sutra, mentre la pratica dei seguaci laici del Daishonin era principalmente la recitazione del Daimoku, anche se in alcuni casi egli incoraggiava la recitazione dei due capitoli del Sutra del Loto o parti di essi. La pratica principale, o Daimoku, esprime la fede nel Gohonzon che permette di manifestare la natura di Budda inerente nelle nostre vite. La pratica di supporto ha il significato di lodare il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo. In altri termini, usando le "auree parole" del Budda nel Sutra del Loto, noi lodiamo la Legge fondamentale per manifestare la nostra natura di Budda. Il significato fondamentale della pratica di Gongyo è aver fede nel Gohonzon, lodare la Legge di Nam-myoho-renge-kyo e forgiare la propria vita. Gli obiettivi principali di questa pratica sono la manifestazione della Buddità in ogni singolo essere umano e la realizzazione di kosen-rufu. Questo significa che oltre alla nostra pratica costante è importante che numerose persone decidano di abbracciare questo insegnamento. Il Jigage (parte in versi del sedicesimo capitolo) è il riassunto dell'intero capitolo Durata della vita del Tathagata, l'anima dei ventotto capitoli del Sutra del Loto, la quintessenza del Buddismo. Nichiren Daishonin risvegliò la propria natura di Budda, come è rivelato nel Jigage, e ha espresso questo in Nam-myoho-renge-kyo. In risposta a una domanda inerente a Daimoku e a Gongyo il presidente Ikeda afferma: «Gongyo (la recitazione del Daimoku e della pratica di supporto) è un'azione quotidiana con la quale rendiamo i nostri cuori e le nostre menti puri e pronti alla vita. È l'accensione del "motore principale" per uno splendido inizio di giornata; è la giusta preparazione per affrontare la giornata» (Protagonisti, 1, 223).
«Abbracciare, leggere, recitare, proteggere e trarre gioia da tutti gli otto volumi e ventotto capitoli del Sutra del Loto, è la pratica estesa. Abbracciare e proteggere i capitoli Hoben e Juryo, è la pratica abbreviata. Recitare semplicemente quattro versi o il solo Daimoku e proteggere chi li recita, è la pratica essenziale. Perciò, tra la pratica estesa, la pratica abbreviata e quella essenziale, il Daimoku rientra nella pratica essenziale» (SND, 5, 31).
Il significato delle preghiere silenziose
Le preghiere silenziose che leggiamo dopo la lettura dei capitoli del sutra esprimono semplicemente il senso di gratitudine che ognuno dovrebbe nutrire. Nella lingua giapponese vengono chiamate gokannenmon: go è un ideogramma onorifico, kannen significa ricordare o riflettere e mon significa frase. Nel momento che formuliamo le preghiere silenziose è importante che anche i nostri pensieri siano coerenti; frasi sintetiche e chiare ci aiutano a focalizzare più facilmente il pensiero sulla preghiera silenziosa. Come si legge all'inizio delle preghiere silenziose dentro il libretto di Gongyo: «Le preghiere silenziose vogliono esprimere il senso di gratitudine e le determinazioni di noi credenti del Buddismo di Nichiren Daishonin e membri della Soka Gakkai Internazionale. La formulazione di queste preghiere intende aiutarci a esprimere la nostra gratitudine e i nostri scopi. non è quindi l'esatta dicitura delle preghiere a essere importante, bensì la nostra sincerità mentre preghiamo». È fondamentale non dimenticarsi lo spirito di gratitudine. Nichiren Daishonin inizia le lettere rivolte ai suoi seguaci con i ringraziamenti e anche il presidente Ikeda ringrazia sempre tutti i membri della SGI per il sincero impegno nel promuovere il movimento di kosen-rufu. Nei suoi consigli egli sottolinea sempre questo principio: «Chi esprime gratitudine è veramente felice. Una vita piena di gratitudine è luminosa e felice, sia dinanzi alle persone, che quando ci offrono un passaggio in auto, o quando si è a casa con la propria famiglia. Offrire il proprio ringraziamento con sincerità è sinonimo di una esistenza felice. Quando proviamo gratitudine, irradiamo un'onda di felicità che avvolge noi stessi e gli altri. [...] Nella parola "grazie" c'è il seme della felicità; chi apprezza profondamente il valore di questa parola e la usa generosamente si esprime molto più eloquentemente di un abile oratore» (Il Nuovo Rinascimento, 137, 17).
Le preghiere silenziose
Prima preghiera
(solo al mattino)
GRATITUDINE AGLI SHOTEN ZENJIN
Esprimo la mia gratitudine per le funzioni protettrici della vita e dell'ambiente (shoten zenjin) e prego affinché il loro potere protettivo sia ulteriormente rafforzato e accresciuto dalla mia pratica buddista.
(Recitare Nam-myoho-renge-kyo tre volte)
Seconda preghiera
GRATITUDINE PER IL DAI-GOHONZON, PER NICHIREN DAISHONIN, NIKKO SHONIN E NICHIMOKU SHONIN
Esprimo la mia più profonda devozione e la mia più sincera gratitudine per il Dai-Gohonzon delle tre grandi Leggi segrete donato al mondo intero.
Esprimo il mio rispetto e la mia più profonda gratitudine per Nichiren Daishonin, il Budda originale dell'Ultimo giorno della Legge.
Esprimo il mio rispetto e la mia più profonda gratitudine per Nikko Shonin.
Esprimo sincera gratitudine per Nichimoku Shonin.
(Recitare Nam-myoho-renge-kyo tre volte)
Terza preghiera
DEDICATA A KOSEN-RUFU
Prego per la realizzazione del grande desiderio di kosen-rufu in tutto il mondo e perché la Soka Gakkai Internazionale possa eternamente adempiere a questa missione.
Esprimo la mia più sincera gratitudine ai tre presidenti fondatori, Tsunesaburo Makiguchi, Josei Toda e Daisaku Ikeda, eterni esempi di totale dedizione alla propagazione della Legge.
(Recitare Nam-myoho-renge-kyo tre volte)
Quarta preghiera
PREGHIERE PERSONALI E PER I DEFUNTI
Prego per poter trasformare il mio karma negativo causato dalle mie offese alla Legge in questa vita e in quelle passate e per realizzare i miei desideri nel presente e nel futuro.
(Offrire qui le proprie preghiere personali)
Prego per tutti i miei parenti, amici e per i credenti defunti. In particolare per:
(Ricordare qui i propri cari, suonando ripetutamente la campana. Poi recitare Nam-myoho-renge-kyo tre volte)
Prego per la pace nel mondo e per la felicità di tutta l'umanità.
(Suonare la campana tre volte e concludere con sansho)
(tina)
domenica 14 agosto 2011
Il buddismo della rivoluzione umana
In Occidente vengono chiamati Buddismo gli insegnamenti di Shakyamuni e tutte le loro successive elaborazioni. Il buddismo è una religione ‘vivente’ e non una semplice adesione intellettuale ad un sistema di pensiero: non ci si può definire buddisti senza praticarlo. Insieme all’Islam, al Cristianesimo, all’Induismo e all’Ebraismo è una della grandi religioni mondiali. Nato in India, si è in seguito sviluppato con le tre principali tradizioni (Mahayana, Theravada e Vajrayana) in Cina, Tibet, nel sud-Asiatico e in Giappone. Più recentemente si è affermato anche nei Paesi occidentali. La pratica del Buddismo è basata sulla compassione che si identifica nello sforzo sublime di condividere le sofferenze degli altri partendo dalla comune umanità e di creare ed espandere una rete di autentica amicizia e fiducia. La Soka Gakkai Internazionale è una organizzazione impegnata a sviluppare attività nell’ambito della pace, della cultura e della educazione basate sull’umanesimo buddista. Fondamento dell’umanesimo buddista sta nell’immenso rispetto per ogni forma di vita che ci permette di percepire e riconoscere la “natura di Budda” – così incomparabilmente preziosa – inerente non solo agli esseri umani, ma ad ogni essere vivente. Nel Sutra del Loto, la scrittura buddista più conosciuta nel mondo, Shakyamuni chiarisce “l’unica grande ragione” della sua apparizione in questo mondo: aprire la porta della saggezza del Budda a tutti gli esseri viventi e mantenere la sua promessa di condurre loro alla sua stessa condizione di illuminazione. Nichiren Daishonin, monaco di straordinaria cultura, apparve nel Giappone del XIII secolo e fondò un buddismo accessibile alla gente comune, e, secondo la tradizione mahayana, cercò di realizzare lo stesso obiettivo di Shakyamuni: mettere ogni persona in grado di aprire da sola le porte della saggezza del Budda. Anche se colpito da durissime persecuzioni governative, Nichiren non smise mai di inviare lettere ai suoi seguaci dove spiegava i fondamenti del suo buddismo applicati alla vita quotidiana. Nel 1279, tre anni prima di morire, iscrisse il Dai-Gohonzon, che lui stesso definì “l’oggetto di culto per osservare la propria mente”. Seguendo gli insegnamenti di Nichiren, i membri della Soka Gakkai Internazionale recitano il mantra Nam myoho renge kyo derivato dal titolo (Daimoku) del Sutra del Loto al Gohonzon iscritto da Nichiren davanti al quale ogni essere umano può risvegliare la propria natura di Budda. Dunque, attraverso questa pratica i membri della Soka Gakkai Internazionale si impegnano a manifestare la loro natura di Budda e a creare una condizione vitale di suprema felicità che durerà per l’eternità. Noi chiamiamo questo processo “rivoluzione umana”.
Giappone 1930. T. Makiguchi, direttore di una scuola elementare e J.Toda, giovane insegnante, fondano una “Società educativa per la creazione di valore” la Soka Kyoiku Gakkai. Lo scopo è diffondere le idee innovative maturate in ambito pedagogico alle quali Makiguchi aveva dedicato lunghi anni di lavoro e riflessione. Due anni prima, nel 1928 entrambi si erano convertiti al buddismo di Nichiren Daishonin per cui si dedicano allo studio degli insegnamenti di Nichiren Daishonin basati sul Sutra del Loto. Nel 1942 l’associazione diventa una organizzazione religiosa che conta circa 3000 membri. Con l’inizio della seconda guerra mondiale il governo militarista avvia una politica fortemente repressiva. Tutte le religioni sono costrette ad unificarsi sotto l’egida dello shintoismo, ma Makiguchi rifiuta il decreto governativo e nel 1943 viene arrestato insieme a Toda e ad altri esponenti dell’organizzazione. Makiguchi muore in carcere. Nel 1945 Toda viene rilasciato e decide di ricostruire l’organizzazione nonostante la sua salute sia gravemente minata dagli stenti della carcerazione. Nel 1946 nasce la Soka Gakkai (Società per la creazione di valore) aprendo la strada all’applicazione concreta del Buddismo come modello di vita e di azione per la gente comune. Nel 1957 in piena Guerra Fredda Toda pronuncia una storica dichiarazione contro le armi nucleari. Toda muore nel 1958 e Daisaku Ikeda, giovanissimo e anch'egli gravemente minato nella salute, diviene terzo presidente della Soka Gakkai nel 1960 iniziando un’opera di diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin in tutti e cinque i continenti. Oggi i membri della Soka Gakkai Internazionale sono circa 12 milioni in 193 paesi del mondo. Li unisce la fede negli insegnamenti di Nichiren Daishonin secondo cui la felicità assoluta, la buddità, è dentro la vita di ogni persona. Intimamente collegato a questa convinzione è l’impegno sociale verso: la pace, l’aiuto umanitario, la difesa dell’ambiente. Sebbene le attività della SGI assumano modalità diverse in ogni paese a seconda della cultura e delle caratteristiche locali, alcune attività possono essere considerate standard come le riunioni di discussione che si fanno in tutto il mondo. Nella splendida isola mediterranea di Majorca, a volte partecipano membri di venti nazionalità diverse e le riunioni risuonano di vivaci conversazioni in spagnolo, inglese, tedesco, francese, italiano e tante altre lingue. A Belfast, nell'Irlanda del nord, le riunioni di discussione sono animate dal dialogo dei membri che, da buoni cittadini delle loro comunità, cercano di tessere relazioni di pace e di amicizia perché desiderano la felicità della loro terra che ha sofferto atroci conflitti per tanti anni. Ashland, in Oregon, una città sulla costa orientale degli Stati Uniti che ospita un noto festival shakespeariano, ha una storia affascinante riguardo alle riunioni di discussione. Verso la fine degli anni '80, due membri della Divisione donne si trasferirono ad Ashland dalla California del Sud e, visto che non esisteva un'organizzazione locale, cominciarono a tenere la riunione di discussione in due. Una svolgeva il ruolo dell'ospite e l'altra quello dell'invitata; poi disponevano le pubblicazioni della SGI in cerchio, facendo finta che ci fossero altrettanto partecipanti. Il loro obiettivo era quello di avere un giorno tanto calore e tanti visi sorridenti intorno a loro. A un certo punto, un noto attore televisivo si unì a queste "riunioni di discussione a due" e fu seguito da numerosi altri, tra i quali anche persone molto rispettate nella comunità. Adesso il gruppo è diventato un vitalissimo capitolo, il "Picco dell'Aquila" che ha più di cento membri. Nel frattempo a Interlaken in Svizzera, nel cuore delle Alpi, un solitario membro della Divisione donne, attraverso le innumerevoli riunioni di discussione che ha tenuto, ha fatto crescere un'imponente montagna di persone capaci. In tutto il mondo, soprattutto le donne stanno spalancando le porte di kosen rufu. Kosen rufu è lo scopo ultimo a cui tende la rivoluzione umana di ogni praticante buddista, cioè lo stabilirsi di una duratura pace sociale, una “competizione umanitaria” nella quale ogni nazione gareggi con le altre per offrire all’umanità maggiori speranze e felicità, dentro e fuori dei propri confini. Tale è anche lo spirito che anima le riunioni di discussione. Hori Nichiko, grande studioso del Buddismo che aveva un'alta stima della Gakkai, ribadì che: «La forza della Soka Gakkai risiede nel suo metodo di propagare gli insegnamenti, che non ha precedenti, vale a dire la riunione di discussione». […] In quanto presidente della Soka Gakkai Internazionale, Daisaku Ikeda ha incanalato le sue inesauribili energie verso una serie di obiettivi: il sostegno e la riforma delle Nazioni Unite in quanto principale organismo mondiale per la promozione della pace, il dialogo sulla pace e i diritti umani con esponenti mondiali del mondo della politica e della cultura come Nelson Mandela, Michail Gorbaciov, Rosa Parks, Arnold Toynbee, Linus Pauling; progetti per la formazione e le cultura, come la fondazione delle scuole Soka e della Soka University, l’associazione concertistica Min-On e il Museo Fuji di Tokyo. In tutte queste attività Ikeda ha cercato di utilizzare i benefici che derivano dalla comprensione e dalla pratica buddista per alleviare la sofferenza umana a livello sia individuale sia collettivo: ”La società odierna – sostiene Ikeda – deve affrontare in tutto il mondo innumerevoli problemi tra loro collegati, quali la guerra, il degrado ambientale, il dislivello economico tra Nord e Sud del mondo, le differenze etniche, religiose e di lingua. […] Sono dell’opinione, però che alla radice di tutti questi problemi ci sia la mancata comprensione da parte di tutti noi che al centro di ogni cosa dobbiamo porre l’essere umano e la sua felicità, lo scopo principale a cui tendere in ogni campo. Dobbiamo tornare all’essere umano, e da lì muovere una nuova partenza: è necessaria una trasformazione, una rivoluzione umana. […] Uno dei dialoghi del presidente Ikeda è con Aurelio Peccei fondatore del Club di Roma nel libro Campanello d’allarme per il XXI secolo. Dice Peccei: “[…] alla fine la forza delle circostanze ci costringerà a interrogarci, operando un'attenta e sincera disamina di noi stessi. A quel punto, oltre a gettare luce sui nostri errori e le nostre deficienze, noi scopriremo - con grande vergogna per non esserci arrivati prima, ma al tempo stesso con un sentimento di gioiosa sorpresa - che in noi si nasconde un prodigioso tesoro di risorse mai sondate e mai utilizzate. Esiste in ogni singolo individuo un patrimonio di capacità e di qualità rimasto a tutt'oggi in letargo, ma che può essere finalmente portato alla luce e sfruttato al fine di correggere il processo di deterioramento della condizione umana. Come il Club di Roma ha più volte asserito è assai probabile, per non dire certo, che questo potenziale umano dimenticato, ma disponibile, così ricco e promettente, si riveli in grado di ovviare ai nostri limiti e alle nostre manchevolezze. Può diventare l'asso nella manica suscettibile di capovolgere la situazione. Le innate risorse vitali, l'intrinseca intelligenza propria a ogni essere umano, dal più facoltoso o dotato di singolari virtù intellettuali al più indigente ed emarginato, costituiscono - ancorché attualmente noi lo si sperperi e se ne faccia un uso malproprio - l'ineguagliabile retaggio della nostra specie. Non vi è alcun dubbio che le nostre doti latenti di comprensione, immaginazione, compassione, solidarietà e creatività, che la nostra basilare capacità di apprendimento, che le nostre abilità o qualità neglette o inutilizzate non meno delle energie morali che fanno parte della nostra sostanza umana, possono essere stimolate, sviluppate e mobilitate a scopi realmente benefici e vantaggiosi. Basta soltanto farvi appello”.
Il presidente Daisaku Ikeda ha instancabilmente viaggiato in tutto il mondo, è un prolifico scrittore e un sublime fotografo (sua é la foto dell'articolo); è stato insignito di premi e numerose lauree honoris causa da parte di istituzioni di tutto il mondo. In Italia ha ricevuto l'Anello Dottorale dall'Università di Bologna Alma Mater nel 1994. Nel 2006 gli è stata conferita dal Presidente della Repuibblica C. Azeglio Ciampi l'onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2007 l'Università di Palermo gli ha conferito la Laurea magistrale honoris causa in Scienze della Comunicazione e a Palazzo Vecchio gli viene conferito il Sigillo della Pace della città di Firenze.
Così egli ricorda l’Europa degli anni '60: “Stando davanti al Muro di Berlino, che era stato eretto da poco, provai un intenso moto di sdegno verso la natura demoniaca del potere. Fissando quella barriera che spezzava un continente, separando delle vite umane, proclamai con determinazione ai presenti: «Sono sicuro che entro trent’anni questo muro non ci sarà più». Il movimento per kosen rufu in Europa partì così, avendo già in mente il sogno di un mondo senza la Guerra Fredda. In Italia, complice della propagazione di questo buddismo fu la musica e i musicisti americani che suonarono da noi alla fine degli anni ‘70 i quali distribuivano bigliettini con su scritto Nam Myhoho Renge Kyo. Al di là della eccentrica forma iniziale di propagazione, le moltissime persone che si sono avvicinate alla Soka Gakkai e che hanno approfondito studiando e praticando i principi del Buddismo di Nichiren Daishonin, hanno potuto constatare i benefici immensi della propria rivoluzione umana, superando difficoltà quotidiane inenarrabili, trionfando alla fine e diventando veri vincitori nella vita. In Italia oggi ci sono numerosi Centri Culturali della Soka Gakkai, il fiore all’occhiello è la meravigliosa villa quattrocentesca di Bellagio a Firenze, e ultimamente è nata la nuova sede di Milano in una stupenda antica costruzione a Corsico.@@@@
Nel Buddismo di Nichiren Daishonin si parla di 10 fattori che giocano un ruolo fondamentale nella vita individuale e collettiva di tutte le persone. Essi sono: ...
1. Nyo Ze So = L’Aspetto. E’ il primo dei dieci fattori ed è il più importante di tutti. Nell’essere umano indica il corpo e il suo comportamento visibile. Vale a dire come ci poniamo e, quindi, come appariamo, come parliamo e come agiamo e, quindi, come arriviamo alle altre persone.
2. Nyo Ze Sho = La Natura. La natura invisibile è la mente, che non si vede ma che esiste e, per esteso, tutto quello che passa per la nostra mente: quello che pensiamo, quello che crediamo, quello che desideriamo, quello che temiamo, quello che detestiamo, e così via.
3. Nyo Ze Tai = L’Entità. E’ la combinazione del nostro corpo e della nostra mente, la vera essenza di tutte le cose, cioè la nostra vita. In altre parole è il risultato della combinazione tra ciò che pensiamo e crediamo, e come appariamo e agiamo. Motivo per cui possiamo affermare che le persone sono ciò che pensano.
4. Nyo Ze Riki = Il Potere. Il potere o capacità di agire in ognuna delle dieci condizioni vitali (10 Mondi nel Buddismo) in cui, di momento in momento, ci veniamo a trovare. Quando siamo in quello che il Buddismo chiama il Mondo di Inferno, tendiamo a usare questo potere contro la vita stessa portandola all’autodistruzione. Mentre, quando ci troviamo in uno stato mentale più nobile come , ad esempio il Mondo di Bodhisattva, usiamo questo stesso potere in modo costruttivo, manifestando umanità, buonsenso, autocontrollo, spirito di ricerca, grande determinazione, generosità, e così via.
5. Nyo Ze Sa = L’Azione. A questo punto, attraverso l’uso dei pensieri, delle parole e del corpo, per creare il bene o il male, il potere si concretizza, si trasforma in azione compiuta. E compiendo l’azione, noi creiamo quella che il Buddismo chiama la causa interna o karmica. Ovvero, una causa latente che rimane tale fino a quando, nell’ambiente, non si presenta una occasione in grado di renderla manifesta. Il tempo necessario a far si che questo accada è variabile, può trattarsi di un secondo, come di anni.
6. Nyo Ze In = La Causa Interna. E’ appunto il seme che con pensieri, parole e azioni noi poniamo nell’ottava coscienza (l’inconscio) dove rimane fino a quando non si presenta l’occasione o causa esterna appropriata. Supponiamo di fare, volontariamente o involontariamente, un torto a qualcuno, questa è la causa interna che abbiamo posto. Questo seme rimarrà addormentato nella nostra vita, indipendentemente dal fatto che ci pensiamo o meno, il tempo necessario a riceverne l’effetto. Ora, la persona che ha ricevuto il torto potrebbe reagire istantaneamente al torto, ad esempio, dandoci uno schiaffo. In questo caso, la risposta/effetto è istantanea. Oppure potrebbe covare rancore nei nostri confronti e aspettare di renderci “la cortesia” alla prima occasione in cui le sembri appagante farlo. Questo potrebbe accadere anche anni dopo.
7. Nyo Ze En = La Causa Esterna. Ossia l’occasione che permette alla causa interna di manifestarsi. Come detto sopra, sia che la reazione al torto sia istantanea o che avvenga a distanza di anni, ci sarà sempre una relazione tra quello che la persona in questione ritiene di aver subito da parte nostra e quello che decide di fare per farcela pagare.
8. Nyo Ze Ka = L’Effetto Latente. Si dice che la causa e l’effetto sono sempre simultanei. Non importa quanto tempo passi prima che l’effetto si manifesti. Quest’ultimo è sempre e comunque contemporaneo alla causa e aspetta, appunto, l’occasione per manifestarsi. Per rimanere sull’esempio del torto, se quella persona decide di farci fare una brutta figura, in una determinata situazione, a distanza di anni da quando ha subito il nostro torto, quello che succede in quel momento sarà comunque la diretta conseguenza di ciò che noi le abbiamo fatto anni prima. E sicuramente il desiderio di vendicarsi in quella persona è nato in lei immediatamente, al momento stesso in cui ha ricevuto il nostro torto. Non anni dopo. Poi, ha solo aspettato quella che per lei poteva essere una occasione propizia per vendicarsi.
9. Nyo Ze Ho = L’Effetto Manifesto. Ovvero la retribuzione, positiva o negativa, cioè la risposta visibile alla causa interna e all’effetto latente. Per noi, appunto, la figuraccia (Causa Esterna) che quella persona ci ha fatto fare anni dopo aver subito il torto che noi le avevamo fatto, è esattamente il momento in cui quell’effetto latente prende forma concreta.
10. Nyo Ze Honmak kukyo To (Nyo Ze Hon matsu Ku Kyo To) = La Coerenza Dall’Inizio Alla Fine. E’ la immutabile via di mezzo che permea tutti gli altri nove fattori, cioè la vera entità di tutti i fenomeni. Coerenza di pensiero, parola e azione, ossia, parla e agisci in coerenza a come pensi. E questo ci riporta di nuovo all’aspetto. Esso è il più importante dei dieci fattori perché è proprio attraverso l’aspetto che si rivela la coerenza dall’inizio alla fine. Vale a dire come appariamo, cosa diciamo e cosa facciamo mostra nell’ambiente, nella società, chi siamo come individui. E anche la validità degli insegnamenti buddisti.
Da qui l’importanza per noi esseri umani di comprendere che ogni cosa che pensiamo, diciamo e facciamo è visto/giudicato dalla società/ambiente esattamente allo stesso modo in cui noi lo vediamo/giudichiamo nel nostro io più profondo. Il giudizio degli altri è solamente una estensione esterna del giudizio che, di fatto, noi abbiamo di noi stessi. Ad esempio, se temiamo di essere persone cattive, faremo sempre e inevitabilmente, sia chiaro non intenzionalmente, in modo di trovare questo giudizio negli occhi degli altri che ci guardano.
Le persone che mancano di coerenza tra quello che pensano e che poi dicono e fanno, sono persone tendenzialmente inaffidabili e incostanti. Persone che tendono a sentirsi quasi sempre inadeguate e fuori posto. Persone che tendono a vedere difficoltà ovunque e che si arrendono facilmente di fronte alle difficoltà.
Le persone che sono coerenti tra quello che pensano e come poi parlano e agiscono, al contrario, sono persone che tutti vorrebbero come amiche. Sono affidabili, costanti, ricche di umanità e solide. Sono persone che di fronte alle difficoltà, spesso, tirano fuori un coraggio e una forza tale che fino a quel momento magari neanche loro stessi sapevano di possedere. Ecco perché si dice che il vero valore, la vera stoffa di cui una persona è fatta, si vede da come affronta le difficoltà, più che in ogni altro momento.
Nichiren Daishonin, in una lettera a un credente scrisse:“Una piccola zampa di granchio può rovinare mille vasi di lacca” e “Anche una sola azione sconsiderata compiuta da una sola persona può distruggere gli sforzi compiuti da altre cento”. Questo vale sia per quello che accade all’intero del singolo individuo sia riguardo a come l’individuo agisce verso il suo ambiente.
Non importa quanto intensamente pensi a quello che desideri, quante magnifiche parole dici e quante azioni, sia pure imponenti, compi se non credi di meritare o di poter realizzare quello che desideri. Sarà come voler prendere dell’acqua da un pozzo senza avere un secchio. Il pozzo c’è, l”acqua c’è, la corda per calare il secchio anche, ma non hai alcun recipiente con cui raccogliere tutta quell’acqua che è lì, a tua completa disposizione.
Allo stesso modo, non importa quanto bene parli e agisci se non è coerente con quello che pensi. Prima o poi crollerai, facendo magari una azione sconsiderata o insensata, e da quel momento non sarai più credibile. Le altre persone tenderanno a dimenticarsi perfino di tutte le tue azioni virtuose precedenti. Questo proprio perché manca coerenza tra cosa senti e cosa manifesti. Questo tipo di dualismo è fonte di grande stress psico-fisico e porta all’esaurimento. Alla fine si sbotta. E quando questo accade, le persone che ci stanno intorno si sconcertano, si spaventano e si allontanano da noi.
Capisci perché è così importante essere coerenti, fedeli a se stessi, pensare, parlare e agire in modo consapevole, comprendere che tutto parte sempre da noi, e non dagli altri, per quanto ci riguarda.
Forse non potremo piacere a tutti. Sicuramente non piaceremo a chi non la pensa come noi e non condivide il nostro modo di vivere. Ma possiamo stare certi che le persone che entreranno a far parte della nostra realtà dal momento che scegliamo di vivere in coerenza con noi stessi, saranno persone così meravigliose che ci faranno sentire bene e cento, mille, volte sempre più convinti che vale la pena di continuare così.
E la coerenza consapevole dall’inizio alla fine, in tutto e per tutto, da parte di sempre più persone porterà sicuramente a un cambiamento in positivo delle sorti dell’umanità tutta e del mondo interero....
(tina)
Saito ha incominciato dicendo che tutte le volte che viene a Milano per lo studio,la Sua personalità cambia arricchendosi. Saito domanda:chi sono i bodisattva della terra?. Tutti i presenti hanno alzato la mano. Saito ha ribadito che tutti noi che recitiamo daimoku cercando di migliorare noi stessi e ,che dal profondo del nostro cuore c'è la volontà di fare Kosen Rufu siamo bodisattva della terra,persone che abbiamo incominciato a recitareper vari motivi: oppressi dalle difficoltà problemi irrisolvibili poca voglia di vivere ecc ecc Siamo riusciti a rompere il guscio del nostro piccolo io e fare emergere la nostra vera personalità e a tirar fuori il nostro vero io. Cosa è il nostro vero io?. E' quello che studieremo in questo Gosho. IL VERO ASPETTO DI TUTTI I FENOMENI incomincia con il cambiare noi con il daimoku. Risveglairsi al vero io vuol dire che il budda è dotato di Nam Myoho Renge Kyo. Nam Myoho Renge Kyo è la pratica che permette di richiamare il vero io che è dentro a ognuno di noi. Il Gohonzon è il nostro oggetto di culto che rappresenta la nostra pratica. Nichiren si è risvegliato dall'oscurità fondamentale (che è anche dentro a tutti noi), per fare in modo che anche noi possiamo manifestare questa nobiltà d'animo che abbiamo dentro. Il vero io che noi richiamiamo quando siamo davanti al Gohonzon. Qual'è il compito del Bodisattva della terra? Capendo questo abbiamo già capito tutto. Il vero aspetto di tutti i fenomeni è quello che facciamo tutti i giorni. Rendersi conto che siamo energia pura e,per mezzo della pratica,riuscire ad essere persone felici e realizzate. CENNI STORICI. Scritto da Nichiren all'età di 52 anni da Sado il 17 maggio 1273 indirizzato a Sairen Bò monaco della scuola tendai di Kyoto anche lui in esilio. Sairen Bò dopo aver letto “L'oggetto di culto per l'osservazione della mente” abbia fatto domande al Daishonin per approfondire,sta di fatto che dopo divenne Suo discepolo. Il vero aspetto di tutti i fenomeni ,significa ,aver compreso attraverso i dieci fattori la visione della vita,il Budda attraverso la Sua saggezza riesce a vedere il vero aspetto della stessa. In questo mondo “Il Budda “nasce,vive,si trasforma e muore attraverso la legge di causa effetto. Ha la potenzialità di trasformare qualsiasi condizione vitale attraverso i dieci mondi. Riesce ad afferrare,( senza lasciarsi condizionare )tutti i fenomeni dell'universo. CHI COMPRENDE CIO' E' UN BUDDA,CHI DUBITA E' UN COMUNE MORTALE. Tutti i fenomeni (compresi nei dieci mondi) dall'inferno alla buddità,sono in realtà l'aspetto di Nam Myoho Renge Kyo. Chi si rende consapevole di questo,chiama se stesso Nam Myoho renge Kyo. La vita nell'essenza delle persone sono entità di Nam Myoho Renge Kyo,e tutti possiamo fare emergere la buddità. CITAZIONE NUMERO 2 Il nostro vero io è uguale alla vita dell'universo e,prende come esempio i suoni stessi dell'universo. Tutti i fenomeni sono compresi in una singola vita,che fondendosi con il Daimoku richiama il potere dell'universo e ci rivitalizza. Sotto questo aspetto siamo tutti uguali perchè questa potenzialità l'abbiamo tutti. La pratica richiama la nostra natura di budda,il vero aspetto di tutti i fenomeni sottolinea questo aspetto filosofico della realtà,trasformare la realtà di tutti questi fenomeni, in potenzialità per trasformare il nostro piccolo io,avere lo spirito di trasformare la realtà, cambiare il nostro destino ,trasformare il veleno in medicina ,kosen rufu essere persone felici e libere. Alla base di tutto è ncessario trasformare individualmente il nostro piccolo io,per fare emergere il nostro VERO IO e riuscire a trasformare la realtà. Toda diceva che chi comprende questo cambia,se una persona si risveglia cambia. Lo studio del buddismo ci permette ogni volta di chiarire il nostro vero io,dobbiamo chiarirsi tutti i giorni ripetutamente. Ricordare sempre chi siamo,per quello studiamo ,risvegliarsi alla verità per sviluppare lo stesso stato vitale di Nichiren. PASSO NUM.1 LA MISSIONE E' LO SPIRITO DEL BODISATTVA. Il Daishonin afferma di essere il Bodisattva “Pratiche Superiori” per espandere la legge di Nam Myoho Renge Kyo e aprire la strada a tutti per la realizzazione di Kosen Rufu. E' compito di Pratiche Superiori di scrivere il Gohonzon e diffondere la legge. Pratiche Superiori è la figura rappresentata nella parte superiore destra del Gohonzon,si chiama così perchè ha il ruolo di insegnare la pratica e di iscrivere il Gohonzon. Coloro che insegnano la pratica e insegnano Nam Myoho Renge Kyo,sono discepoli di Pratiche Superiori Nichiren Daishonin è stato il primo a rendersi conto di questa verità descritta nel Sutra del Loto,e di scrivere il Gohonzon nell'ultimo giorno della legge. Nel decimo capitolo del Sutra del Loto,c'è scritto che chi trasmette anche una sola parola è l'inviato del Budda. Nam Myoho Renge Kyo è la legge essenziale propagata dal Budda per salvare tutte le persone. Chi mette in pratica sono tutti i Bodistattva della terra. QUANDO UNA PERSONA RICEVE LODI, LO STATO VITALE DI UN COMUNE MORTALE CAMBIA. Quando si legge,NON LESINARE LA PROPRIA VITA,non bisogna utilizzare in malo modo questo termine. Vuol dire non sentirsi ingabbiato,abbandonare il piccolo io e rivitalizzarci con il grande io. Non significa costrizioni,ma ognuno di noi risvegliarsi alla nostra consapevolezza. Rompere il guscio del piccolo io. Quando siamo lodati nessuna difficoltà è un'ostacolo. E' un input per andare avanti e di realizzarsi. Non dimentichiamo mai di lodare le persone. CITAZIONE NUM.5 Manifestare la nostra buddità essere consapevoli della nostra missione. PASSO NUMERO 2 CITAZIONE NUMERO 6 Quali sono i requisiti dei suoi discepoli: qualunque cosa accada mantenere una forte fede.la vita cambia continuamente, essere consapevoli di essere stati fortunati a nascere come essere umani e di aver incontrato la pratica.di portare avanti l'insegnamento qualunque cosa accada. 2)il discepolo è la persona che porta avanti la pratica come Nichiren insegna. 3)che concretizza Nam Myoho Renge Kyo la legge che ha risvegliato il budda e la trasmette agli altri. 4)mettere in pratica la riforma religiosa del SUTRA DEL LOTO ed essere consapevoli di subire persecuzioni dalle altre sette. 5)nonostante le persecuzioni avanza e propaga la legge mistica. 6)che crede nella propria e altrui buddità. 7)qualunque cosa accada mantenere sempre una forte fede. Nel Sutra del Loto tutti possono ottenere l'illuminazione,per questo il Budda apparve. Chi lotta è un vero Budda. Chi lotta è un vero discepolo del Budda. Bisogna credere nella propria Buddità e in quella degli altri per Kosen Rufu. Davanti a qualsiasi difficoltà non smettere di praticare,ma affronatarle e avanzare. Scappare vuol dire non sconfiggere la prorpria oscurità fondamentale,scappare vuol dire non essere DEVOTI DEL SUTRA DEL LOTO. Chi lotta fino in fondo è l'inviato del Budda. Riamanere discepoli per della vita. Vivere fino alla fine come discepoli di Nichiren ed essere in ITAHI DOSHIN CON TUTTI. Per fare Kosen Rufu,Nichiren ha rivelato la Legge e per primo ha cominciato con questo spirito,vivere fino in fondo come Discepolo del Sutra del Loto. Solo la Soka Gakkai è in ITAHI DOSHIN per realizzare Kosen Rufu in tutto il mondo ( in 192 paesi). Sensei ha dimostrato sempre una grande umanità per tutti,ultimamente anche per quanto riguarda il terremoto in Giappone. CITAZIONE 7 Nel mondo c'è bisogno di una sicurezza umanitaria,e,per fare questo bisogna sviluppare i tesori del cuore. Un cuore indistruttibile che tutti noi abbiamo,dobbiamo solo attivarlo. La S.G.I è nata per contribuire al benessere delle persone e nel futuro avrà un ruolo sempre più importante. 1)Essere orgogliosi,e fare tesoro della nostra filosofia. Sfidarci nel trasformare il destino del genere umano. Essere Bodisattva della terra,avere la stessa mente di Nichiren,avere lo stesso cuore e promettere di realizzare KOSEN RUFU. CITAZIONE N.8 Coloro che si sfidano per Kosen Rufusono i Bodisattva della terra. Noi,con lo stesso cuore di Nichiren sfidiamoci e impegnamoci per portare avanti il nostro movimento. Se siamo Bodistattva è perchè siamo stati Discepoli del Budda nel passato. Chi vive per Kosen Rufu ha i requisiti del Bodisattva e non solo siamo discepoli del Budda Shakyamuni ma del BUDDA ETERNO. IL BUDDA ETERNO,E' IL BUDDA NEL MONDO DI BUDDITA' MA DESIDERA METTERE IN PRATICA LA STRADA DEL BODISATTVA. LA PRATICA DEL BODISATTVA VIENE FATTA PER OTTENERE LA BUDDITA'. I BODISATTVA DELLA TERRA MANIFESTANO ILMONDO DI BODISATTVA DELL'ETERNO BUDDA. NAM MYOHO RENGE KYO E' IL NOME DEL BUDDA ETERNO CHE AVANZA PER KOSEN RUFU IN QUESTO MONDO MALVAGIO. Il Fiore di Loto nasce dalla melma e dal fango,così i Bodisattva senza farsi macchiare dalla malvagità del mondo continuano per la loro strada per diffondere Kosen Rufu. I Bodisattva sono BUDDA che vivono in questo mondo,ma nascondono la loro BUDDITA' per combattere e vincere propagando la Legge. Siamo già Budda,e tramite il potere del Daimoku dobbiamo riuscire a richiamare alla nostra e altrui natura BUDDICA. Decidere in modo fermo di fare Kosen Rufu. La nostra forza vitale salta fuorisubito,non potremmo farlo se non fossimo Bodisattva della terra. Un Daimoku recitato formalmente non è lo stesso Daimoku di Nichiren,non è il Daimoku recitato dai Bodisattva della terra. Tutti possono recitare Daimoku,l'importante è recitarlo come Nichiren insegna,con il Suo stesso cuore con lo stesso desiderio di propagare Kosen Rufu. Daimoku è la forza che trasmette il potere della Buddità. Il Buddismo si basa sull'uguaglianza di tutti,chi non comprende questo e si focalizza sulle diversità,diventa schiavo di se stesso. Essere persone complete vuol dire trovare l'armonia tra il nostro essere maschile e femminile . CITAZIONE N.9 Kosen Rufu è una lotta per essere un essere umano completo. PASSO.N.3 Emergere dalla terra reciatndo, i Bodisattva emergono danzando dalla nostra vita e hanno la responsabilità di realizzare Kosen Rufu oggi. Il mondo reale è il mondo dove siamo un tutt'uno con l'universo. La terra è caratterizzata dal dubbio, dall'immoralità,non c'è la saggezza di eguaglianza tra la propriavita e l'universo,discriminazione tra le persone. Ed è per questo che emergono danzando i Bodisattva della terra,il fatto che emergono non significa che siamo tutti uguali,ma con lo stesso cuore, il desiderio di abbarcciare NAM MYOHO RENGE KYO. I Bodisattva devono continuare a possedere la saggezza nei mondi più bassi( sahaa) perchè hanno la forza della fede,e con l'essenza della pratica riuscire a richiamare dalla profondità della vita questo tipo di Fede. IO SONO IDENTITA' DI NAM MYOHO RENGEKYO,IO SONO IL GOHONZON. Nel Gohonzon è descritto il VERO ASPETTO DI TUTTI I FENOMENI,al centro c'è NAM MYOHO RENGE KYO,la vita dell'universo,la vita del Daishonin,che per primo ha presol'iniziativa di propagare la Legge alle generazioni future. Il Daishonin ha recitato da solo,poi uno-due-tre-mille,così si è creata la S.G.I. Risvegliarsi a questa missione,diffondendo cuore a cuore questo principio senza smettere mai vuol dire emergere dalla terra. I Bodisattva emergono dalla terra in gruppo,con grande entusiasmo e appaiono in questa epoca più difficile per propagare NAM MYOHO RENGE KYO. Il risultato è di aver propagato ilBuddismo in 192 paesi del mondo. Makiguci fu il primo nella nostra epoca che cominciò a studiare ad approfondire e portare avanti la Legge. Il 18 Novembre 1939 fondò la S.G.I. CITAZIONE N.10 Il movimento in Italia si è sviluppato perchè ci sono state persone che hanno preso l'iniziativa di iniziare un dialogo cuore a cuore per la loro felicità e per gli Italiani. Nichiren Daishonin ha preso l'iniziativa di propagare NAM MYOHO RENGE KYO,e da lì è partito KOSEN RUFU. LE ULTIME PAROLE DI SHAKYAMUNI FURONOQUELLE DI APPROFONDIRE NOI STESSI E DI PRENDERE L'INIZIATIVA. NOI SIAMO UN ISOLA,CONOSCIAMO BENE LANOSTRA ISOLA ,E PRENDIAMO L'INIZIATIVA. IL BUDDISMO INCOMINCIA CONOSCENDO BENE LA NOSTRA ISOLA. CITAZIONE N.11 Dipende tutto da mè,io sono un tutt'uno con la legge,essere così vuol dire prendere l'iniziativa. QUANDO PREGHIAMO DAVANTI AL GOHONZON SIAMO UN TUTT'UNO CON LA LEGGE E INCOMINCIA LA NOSTRA RIVOLUZIONE UMANA. Si crea un forte io quando si crea un tutt'uno con la legge. Non fare di testa propria,quandi si fa di testa propria si è egocentrici,ci si crede superiori agli altri e si dà sfogo ai propri capricci personali,si rompe l'unità tra imembri. Il lavoro del demone è questo,romperel'unità tra i compagni di fede. Quando una persona è sconfitta dall'oscurità fondamentale non si fa scrupoli a distruggere l'unità tra i compagni di fede. Nichiren Daishonin,ha lottato contro tutti per manifestare la saggezza di tutti i fenomeni,alzandosi da solo,vincendo questa lotta sull'isola di Sado,dove dice di essere il Bodistattva PRATICHE SUPERIORI,ed è in quel momento che iscrive il Dai Gohonzon. E' necessario lottare contro i tre ostacoli e i quattro demoni che sono la manifestazione dell'oscurià fondamentale della nostra vita. OGNUNO DI NOI DEVE APPROFONDIRE IL DEMONE DELLA MORTE,QUELLA DI VINCERE LA NOSTRA DEBOLEZZA INTERIORE RICHIAMANDO LA NOSTRA BUDDITA' NEL MOMENTO CRUCIALE. VIENE NATURALE VINCERE IL DEMONE DELLAMORTE RECITANDO E INSEGNANDO AGLI ALTRI. La catena della fede. La catena dei benefici. I Bodisattva devono dare prova concreta nella vita. Kosen Rufu è una catena di fede e prova concreta tra una persona e l'altra. CITAZIONE N 12. Una persona che prende l'iniziativa con una fede autentica e la mette in pratica,risveglierà tante persone e porta avanti KOSEN RUFU. La strada per ottenere l'illuminazionesi trova nella propagazione della legge nell'ultimo giorno. KOSEN RUFU è una lotta fra il demone e il Budda. Senza sconfiggere l' oscurità fondamentale dentro al nostra vita non si raggiunge l'illuminazione. PASSO N.5 ( IL 4 LO HA SALTATO PER MANCANZA DI TEMPO) Esprime l'incredibile felicità del Daishonin per avere ottenuto la Buddità in questa esistenza. Felicità vera e profonda,è quello che ottengono i Bodisattva della terra. Riuscire a toccare con mano lo statovitale del Daishonin. CITAZIONE N.15. Solo leggendo e approfondendo il re Gosho,si può apprendere il grande stato vitale di Nichiren. PASSO.N.6 Esorta il Discepolo Sairen-Bò a realizzare la pratica per sé e per gli altri,a studiare,ad avere fede nel Gohonzon,Supremo oggetto di culto che rappresenta la leggeSuprema per ottenere l'illuminazione senza discriminazioni. Tutti possono ottenere l'iluminazionwe impegnandosi nelle due vie di pratica e studio. Pratica =praticare per sé e per glialtri con un dialogo cuore cuore. Studio= studiare il Gosho che Nichiren ci ha lasciato con il Suo stesso spirito e la Sua stessa convinzione. Trasmettere NAM MYOHO RENGE KYO che Nichiren ha messo in pratica. Studiare serve per risvegliare la saggezza del BUDDA ETERNO,per sconfifggere qualsiasi funzione malvagia. Nell ultimo giorno essere Buddisti significa percorrere le due vie di pratica e studio. CITAZIONE. N.16. Insegna agli altri come meglio puoi,ci esorta a propagare la legge in accordo con le nostre capacità con un dialogo cuore a cuore .
...
In un istante, presente con tutto me stesso, decido di vincere, di convogliare l'intero universo che vive in me verso una determinata direzione. Credere profondamente credere, fino al dodicesimo giorno. Non farsi scoraggiare dalle circostanze esterne, nulla può fermare un essere umano che decide di realizzare qualcosa di grande per il bene comune, curare la fiamma del desiderio, non farla spegnere, questa è l'esperienza che voglio fare ora. E' un salto di qualità della condizione della mia vita, fondamentale per me in questo momento, e poiché il potere del Gohonzon è assoluto, io lo voglio sperimentare tutto questo potere.
Nella Cerimonia nell'Aria tutti hanno promesso di proteggere e sostenere un simile devoto, dovunque lui si trovi, anche nel luogo più sperduto, e questo perché ogni singolo carattere del Sutra del Loto esiste indipendentemente dentro di me. E come lo attivo? Con la Fede! Si quella con la F maiuscola, quella che non demorde, quella Fede che desidera camminare a fianco del maestro, perché a me questo grande maestro, che vive in Giappone, e in questa esistenza nonho ancora conosciuto dal vivo, mi ha restituito quella mia vita preziosa che io neppure vedevo, come la storia della gemma nel vestito raccontata nel Sutra del Loto, ecco il presidente Ikeda oltre a ricordarci di possederla questa gemma ci ha anche mostrato il modo per riappropriarsene, con il suo esempio. Per questo lo amo così tanto, in troppi in questa società ci dicono quello che dovremmo fare ma sul "come", si perdono, oppure ci danno per effetto dell'oscurità, le indicazione sbagliate, Ikeda sensei no, nonmi ha mai deluso, ed ora, quando forse la sua vita preziosa sta raggiungendo la meta di questa esistenza io voglio rendergli onore trasformando il mio ambiente nella terra del Budda, e non solo desidero più che mai che questo desiderio si estenda a macchia d'olio, così anche Roma vedrà il suo meraviglioso castello di kosen rufu, e perché questo accada dobbiamo essere uniti come i pesci nell'acqua e quale modo migliore esiste per far brillare tutta la rete di Indra? Dedicandoci con tutto il cuore alla sicurezza, protezione, felicità assoluta e sviluppo vittorioso di ogni singolo membro! Questo ci chiede sensei, ed io sono qui in prima fila con tutto il mio bene per l'umanità pronto a realizzarlo.
Per favore vinciamo insieme! Qui risiede il sapore più buono della vittoria
Dopo anni di sofferenza (almeno dieci) per problemi contingenti ed altri che mi portavo dietro da un pò,ho deciso di intraprendere un cammino nuovo...La mia vita è cambiata:ha trovato uno spiraglio di luce!Sono entrata nel mondo del buddismo,con riluttanza,curiosità e tanta umiltà... Ho iniziato la pratica,dapprima da sola e poi in un gruppo della mia città,gruppo che si chiama "molti tesori delle pietre nere"..Ogni volta che partecipo ad uno zadankai,torno a casa appagata,soddisfatta di ciò che ho appreso.....La pratica mi ha cambiata e quindi ritengo che la mia rivoluzione umana sia già iniziata....Non provo ancora una grandissima fede,ma penso che sia normale.....Il mese prossimo prenderò il gohonzon, e la cosa mi emoziona moltissimo....Con costanza e perseveranza andrò avanti ,ponendomi sempre degli scopi,anche di breve scadenza,perchè ho bisogno di verificare,ho bisogno di alimentare questa fede...
Il punto di
Partenza!
La riunione di
discussione (in giapponese
zadankai) è esattamente il
punto di partenza di kosen-
rufu.
È un giardino di felicità
e pace per la creazione di
valore, luogo d'origine del
rapporto di non dualità tra
maestro e discepolo e anche
sorgente per la vittoria
completa.
Daisaku Ikeda
PERCHÉ’ SI FA LO ZADANKAI?
Lo ricorda Nichiren Daishonin, a più riprese, in vari suoi scritti: «C'è pochissima carta per scrivere qui
nella provincia di Sado, e scrivervi individualmente richiederebbe troppo tempo. Ma se trascuro anche
una sola persona, questa potrebbe risentirsi. Perciò vorrei che tutti i credenti sinceri si riunissero e si
incoraggiassero leggendo insieme questa lettera» (Lettera da Sado, SND, 4, 83).
COME SI PREPARA UNO ZADANKAI?
Intanto diciamo che il buon risultato della riunione è lo specchio dell'attività svolta fra una riunione e
l'altra. Alla base delle riunioni c'è lo spirito dell'offerta - offerta del proprio tempo ma anche delle
esperienze realizzate fra un incontro e l'altro - il medesimo spirito cui ci riconduce Nichiren quando
afferma: «Un brano dal settimo capitolo del Sutra del Loto dice: "Il nostro desiderio è quello di condi-
videre questo beneficio in ugual modo con tutte le persone e così, insieme a loro, raggiungeremo la
Buddità"» (Il cancello del drago, SND, 4, 277). Donare e condividere, condividere e donare. Il fulcro è
l'esperienza vissuta. Il nucleo di un'esperienza "buddista" è la trasformazione interiore - e concreta-
mente visibile all'esterno - della persona nel suo cammino verso la felicità individuale e collettiva, verso
kosen-rufu. In questo senso l'esperienza coincide con la "prova concreta" del Buddismo. Nichiren par-
la infatti di tre prove per valutare un insegnamento religioso: prova teorica, prova documentaria e pro-
va concreta. Le prime due sono importanti, poiché riguardano la coerenza interna al sistema religioso
(o filosofico), ma senza la prova concreta rimarrebbero lettera morta, pura teoria.
PERCHÉ SI RACCONTANO LE ESPERIENZE, E COME SI RACCONTANO?
Dicendo che «si raccontano le esperienze per incoraggiare gli altri, ma sono anche un'occasione per
fare il punto sulla nostra pratica individuale; si parte da come eravamo prima, dando risalto al percorso
fatto e sottolineando quanto ci è servita la pratica per maturare questo cambiamento». Le esperienze
«si raccontano per dimostrare che la pratica buddista funziona e sono importantissime per andare
avanti». «Dovrebbero essere sintetiche, dovrebbero avere al centro il Gohonzon e il Daimoku e co-
munque essere raccontate sempre con il cuore».
SPECIALE SETTORE SHIJO KINGO
COSA FARE QUANDO C’È UN OSPITE?
La cosa più importante è metterlo «a proprio agio»,«quando ci sono persone nuove è importante spie-
gare le basi della pratica - ad esempio il significato di Nam-myoho-renge-kyo e il Gohonzon - raccon-
tando esperienze personali, piuttosto che fossilizzarsi sull'argomento originario che potrebbe anche
risultare ostico per le persone nuove». In fondo è quanto ci ricorda Nichiren Daishonin quando dice:
«Devi non solo perserverare tu, ma insegnare anche agli altri. Sia la pratica che lo studio devono sorge-
re dalla fede. Insegna agli altri al meglio che puoi, anche solo una frase o una sola parola. Nam-myoho-
renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo» (La vera entità della vita, SND, 4, 235). Sono importanti l'eloquen-
za e una vasta conoscenza per incoraggiare le persone? In senso strettamente buddista no, o almeno
non da sole, poiché «Solo la fede è realmente importante» (La strategia del Sutra del Loto, SND, 4,
194).
COSA FA IL COORDINATORE DI RIUNIONE?
Nichiren: «Se non fai domande e non risolvi i tuoi dubbi, non puoi disperdere le oscure nuvole dell'illu-
sione, così come non potresti percorrere mille miglia senza gambe. Fatti leggere questa lettera più e
più volte e poni qualunque domanda desideri» (Lettera a Niike, SND, 4, 253). In ultimo ha il compito di
far chiudere la riunione in orario, segno di rispetto nei confronti dei partecipanti e di chi ha messo a
disposizione la propria casa. Sarebbe ideale che ci fosse sempre qualcuno che si occupa della protezio-
ne delle attività, dal recitare Daimoku per il successo della riunione, ad aprire la porta o a far sì che
tutti siano a loro agio; curarsi anche di evitare che la riunione possa arrecare disturbo ai vicini, per
esempio ricordando di evitare parcheggi selvaggi, o rumorose discese per le scale. Proprio perché pre-
ghiamo per la pace nel mondo, non possiamo non cominciare a crearla nel nostro vicinato. Vi possono
infine essere persone che hanno difficoltà a partecipare alle riunioni. Uno dei motivi principali è in ge-
nere l'orario di lavoro; per questo esistono riunioni in orari alternativi, per esempio al pomeriggio o alla
mattina, che vengono organizzate laddove vi siano persone che ne hanno necessità, e quindi è utile in-
formarsi presso i referenti di ogni zona. La riunione di discussione è dunque l'attività principale nella
Soka Gakkai, il fiume cui tutti gli affluenti contribuiscono, alla quale è fondamentale cercare sempre di
partecipare, anche quando il tempo da dedicare all'attività buddista scarseggia, perché ha come scopo
la rivitalizzazione di ognuno tramite lo scambio cuore a cuore. Tsunesaburo Makiguchi ai tempi pio-
nieristici dell'attività buddista in Giappone faceva anche lunghi viaggi per raggiungere una riunione
con una o due persone, avendo chiara l'importanza di creare profonde relazioni umane per la pace. «Le
riunioni di discussione della SGI sono davvero i luoghi in cui i Bodhisattva della Terra si incontrano
per rafforzare e approfondire il proprio voto per kosen-rufu» (MDG, 2, 316).
Vi possono infine essere persone che hanno dificoltà a partecipare a e riunioni. Uno dei moti-
vi principali è in genere l'orario di lavoro; per questo esistono riunioni in orari alternativi,
per esempio al pomeriggio o a a mattina, che vengono organizzate laddove vi siano persone
che ne hanno necessità, e quindi è utile informarsi presso i referenti di ogni zona. La riunione
di discussione è dunque l'attività principale ne a Soka Gakkai, il fiume cui tutti gli afluenti
contribuiscono, a a quale è fondamentale cercare sempre di partecipare, anche quando il tem-
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ognuno tramite lo scambio cuore a cuore. Tsunesaburo Makiguchi ai tempi pionieristici del-
l'attività buddista in Giappone faceva anche lunghi viaggi per raggiungere una riunione con
una o due persone, avendo chiara l'importanza di creare profonde relazioni umane per la pace.
«Le riunioni di discussione de a SGI sono davvero i luoghi in cui i Bodhisattva de a Terra si
incontrano per ra orzare e approfondire il proprio voto per kosen-rufu»
Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso... all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.
Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”.
La vecchia sorrise: ” Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi.
Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”.
Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui....c'è del buono in ognuno di noi, abbiamo dei difetti ovvio, ma chi la vuole la perfezione? diventa noiosa e ci renderebbe tutti uguali e scontati, trasformiamo quelli che chiamiamo difetti in punti di forza, quelle particolarità che ci rendono unici, se continuiamo a sentirci sbagliati potremmo perderci tutti i fiori che potremmo regalare....