mercoledì 11 settembre 2013
IL CONCETTO DI MENTE O CUORE
Mente, cuore, o anche vita. Tre parole che nella lingua italiana possono indicare concetti molto diversi ma che in giapponese spesso corrispondono, in particolare nei testi buddisti, allo stesso carattere giapponese: kokoro (o shin, la seconda lettura dello stesso carattere).
Kokoro o shin, in generale, indica contemporaneamente sia la mente sia tutte le attività umane di cui essa sarebbe il centro, non solo quindi il pensiero e la volontà ma anche i sentimenti.
Per esempio, nel principio buddista di shikishin funi (non dualità di corpo e mente) shin (mente) è utilizzato in opposizione a shiki (corpo) – cioè tutto ciò che ha forma e colore, ossia l'aspetto fisico dell'esistenza – e indica quindi ciò che non ha né forma né colore, l'aspetto mentale e psichico della vita.
Si tratta, dunque, di tutte le funzioni mentali come la fede o la fiducia, la determinazione, il coraggio, la compassione, ecc., espressioni con cui questo termine spesso viene tradotto.
Anche se in italiano viene reso a volte con il termine "cuore", non risulta che vada mai interpretato nel senso di "sede dei sentimenti" separata dalla "mente" come "sede del pensiero", ma piuttosto in termini di "vita" che può essere profondamente diretta verso la Legge o verso l'errore. Prendiamo per esempio la seguente affermazione di Daisaku Ikeda: «Buddismo è vincere o perdere, ma cosa esattamente ci permette di vincere? È il nostro cuore, la nostra mente. Tutto dipende dal fatto che il nostro cuore si trovi dalla parte della Legge corretta e non dell'errore. Quando il Daishonin afferma che il Buddismo riguarda la vittoria o la sconfitta sta riferendosi a questa lotta che avviene nel profondo del nostro cuore» (MDG, 2, 287). Il termine qui tradotto con cuore e con mente è sempre kokoro.
Il Grande dizionario della filosofia buddista fornisce la seguente definizione di kokoro o shin: «"La mente principale che dà luogo alle funzioni mentali". Termine usato in relazione a "corpo" nel principio di non-dualità di corpo e mente (shikishin funi)».
Lo stesso dizionario offre anche i seguenti approfondimenti: «Il Gran maestro T'ien-t'ai, nel quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda, parla di tremila regni in un singolo istante di pensiero e chiarisce il principio secondo cui una singola mente compenetra perfettamente l'intero mondo dei fenomeni. Il Gran maestro Miao-lo eredita questo insegnamento ed espone, tra i "dieci principi di non-dualità", il principio secondo cui l'aspetto fisico e quello mentale o psichico della vita sono non-duali (shikishin funi). Inoltre Nichiren Daishonin nella Raccolta degli insegnamenti orali dice: "L'insegnamento fondamentale ci dice che forma e mente non sono due cose". [...]
Nel quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda si trova scritto: "Una singola mente è dotata dei dieci mondi. Poiché un mondo a sua volta è dotato di dieci mondi, ci sono cento mondi. Poiché un mondo è dotato di trenta regni, in cento mondi esistono tremila regni. Questi tremila regni in un istante indivisibile sono tutti presenti in una singola mente. Se non c'è una mente allora il discorso è chiuso, ma se c'è una mente anche estremamente debole, essa allora è dotata dei tremila regni. Non si può dire che una singola mente preceda tutti i fenomeni e che questi vengano dopo di essa, né si può dire che tutti i fenomeni precedano una singola mente e che questa venga dopo di essi. [...] Se una singola mente generasse tutti i fenomeni, allora sarebbe trascendente. Se invece una singola mente includesse tutti i fenomeni nello stesso momento allora sarebbe immanente. Ma non si può dire né che sia trascendente né che sia immanente. Quel che si può dire è che la mente è tutti i fenomeni e che tutti i fenomeni sono la mente. Essa non è né trascendente né immanente, non è una con i fenomeni né è diversa da essi. Ciò è estremamente oscuro, misterioso e profondo [...]". In questo caso singola mente e mente in un singolo istante vengono usati col significato di vita».
Dunque qui "mente" ha il significato di "vita". Perché?
Secondo il Buddismo mahayana, e in particolare nella scuola di Vasubandhu (la scuola della Mente come unica realtà), la vita era definita in termini di flusso di istanti di coscienza, o di mente, legati da un rapporto causale. Fintanto che questo flusso è oscurato dall'ignoranza continuerebbe a portare con sé i semi del karma passato che, in qualità di cause e quindi di potenzialità in esso impresse, continuerebbero a determinare il nostro futuro. In questi termini, "mente" intesa come flusso di istanti di coscienza indicherebbe il cumulo delle cause, o semi, della produzione di tutti i fenomeni, ossia la sorgente fondamentale dalla quale sorgono tutti i fenomeni (l'ottava coscienza, la coscienza deposito o alaya).
T'ien tai eredita questo concetto e, in Grande concentrazione e visione profonda, interpreta il termine sanscrito citta, di cui kokoro o shin è la traduzione in cinese, come proveniente dalla radice del verbo ci, accumulare, e lo spiega in termini di "nucleo degli aggregati combinati che formano un essere vivente".
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