C’è la paura di soffrire, e c’è quella di uscire dalla propria
sofferenza per andare incontro a ciò che ancora non conosciamo. E ho
visto tante persone soffrire per tanto tempo di quella sofferenza
inutile che genera la paura. La sento muoversi tra la gente ogni volta
che ascolto frasi del tipo: «Non so cosa fare, come faccio? non ci
riesco, non posso». Ogni volta che le ascolto dentro di me.
A volte, quando i desideri non si realizzano, quando rimangono fermi
nel limbo dei sogni che fa piacere sognare, e dolore non vivere, è
proprio quella paura a decidere di noi. La paura di soffrire, la paura
di incontrare ostacoli, o il giudizio negativo degli altri, la paura di
mettersi in gioco e rischiare quelle poche certezze che si hanno, la
paura del confronto, dello scontro, del cambiamento. Ecco, ecco che
allora il dolore serve. Serve percepire la propria infelicità profonda,
la sofferenza per la propria mancanza di coraggio, serve ascoltarla e
lasciare che ci spinga lì dove un piccolo desiderio di tranquillità non
ci potrà mai portare. Oltre le linee di confine del nostro ego, oltre
l’orizzonte che vediamo e di cui siamo certi, nel mare aperto, a cercare
altri infiniti orizzonti e possibilità.
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